Decisivo per la sopravvivenza di un ghiacciaio è il suo bilancio di massa, la differenza tra accumulazione e ablazione (fusione e sublimazione). Il mutamento climatico può causare variazioni sia nella temperatura che nelle precipitazioni nevose, causando mutamenti nel bilancio di massa, il quale controlla il comportamento a lungo termine del ghiacciaio e ne è l’indicatore climatico più sensibile.Un ghiacciaio con un bilancio negativo sostenuto non si trova in equilibrio e si ritirerà, mentre uno con un bilancio positivo sostenuto è ugualmente i disequilibrio ma avanzerà. Il ritiro del ghiacciaio comporta la perdita della regione di bassa elevazione del ghiacciaio. Dato che le elevazioni più alte sono più fredde di quelle basse, la scomparsa di porzioni più basse del ghiacciaio riduce l’ablazione complessiva, perciò aumentando il bilancio di massa e ristabilendo potenzialmente l’equilibrio. Tuttavia, se il bilancio di massa di una porzione significativa della zona di accumulo del ghiacciaio è negativa, esso è in disequilibrio con il clima locale e fonderà.
In base ai dati ISPRA, i ghiacciai italiani monitorati non presentano un bilancio di massa positivo da oltre 40 anni. Sotto la variazione della massa glaciale in Europa dal 1997.
Il ritiro dei principali ghiacciai montani, oltre a contribuire all’aumento del livello medio dei mari, comporta una radicale modifica degli ambienti glaciali e periglaciali, dei climi locali (minor albedo), nonché una perdita di risorsa idrica.
Le grandi calotte mondiali mostrano, negli ultimi 20 anni, costanti bilanci di massa negativi (salvo l’Antartide orientale); il contributo della fusione si riversa in mare contribuendo, insieme all’espansione termica, all’aumento del livello medio degli oceani.
L estensione della banchisa nel mese di settembre si è ridotta del 52% dal 1979 ad oggi (in soli 41 anni). La diminuzione della copertura di ghiaccio comporta una riduzione dell’albedo totale e un maggior assorbimento, da parte dell’oceano, di energia solare (feedback positivo).