Di seguito propongo un testo lungo, articolato e con un taglio scientifico che riassume le principali evidenze e tendenze sullo stato climatico del 2024, così come emergono dall’aggiornamento del Programma Copernicus. I dati e le considerazioni generali riprendono e contestualizzano quanto riportato all’interno delle “Global Climate Highlights 2024”.
Introduzione e contesto generale
Il Programma Copernicus, iniziativa di osservazione della Terra dell’Unione Europea, ha pubblicato il consueto resoconto annuale sullo stato del clima globale. Tale aggiornamento, basato su dati satellitari, misurazioni in situ e modelli climatici avanzati, offre una panoramica dettagliata degli eventi più significativi del 2024 in termini di temperature, precipitazioni, cambiamenti nelle coperture di ghiaccio marino e di ghiacci continentali, nonché tendenze nelle concentrazioni di gas serra. L’obiettivo è fornire informazioni solide e aggiornate a governi, istituzioni scientifiche e opinione pubblica, per la definizione di strategie di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici.
Il 2024 si è rivelato, secondo Copernicus, un anno di transizione climatica particolarmente delicata, poiché su scala globale si sono manifestati segnali di persistenza di trend a lungo termine (come l’aumento costante delle temperature medie e la riduzione dell’estensione dei ghiacci polari) e, nello stesso tempo, fenomeni di variabilità interannuale accentuati (come eventi estremi più frequenti e intensi). Di seguito, un’analisi dei principali indicatori.
Temperature globali e anomalie termiche
- Media globale in aumento
I dati di Copernicus evidenziano che la temperatura media superficiale globale nel 2024 si colloca tra i 1,3 °C e i 1,4 °C al di sopra dei livelli preindustriali (periodo di riferimento 1850-1900). Il 2024 prosegue dunque la tendenza all’aumento termico già osservata negli ultimi decenni, confermando che il pianeta è ancora in una fase di riscaldamento continuo. - Differenze regionali
- L’Europa ha vissuto un incremento termico leggermente superiore alla media globale, con anomalie più marcate soprattutto nell’area mediterranea, dove si sono registrati picchi di calore estivo e nuovi record di temperatura in diversi Paesi.
- In alcune aree dell’Asia centrale e del Nord America, le anomalie termiche sono risultate particolarmente elevate durante la stagione estiva, mentre alcune regioni del Sud America hanno sperimentato anomalie termiche positive soprattutto durante la primavera australe.
- Impatto di El Niño/La Niña
Le dinamiche ENSO (El Niño Southern Oscillation) hanno giocato un ruolo significativo nel modulare le anomalie termiche. Un eventuale passaggio da condizioni neutre o di La Niña a El Niño (o viceversa) può intensificare il riscaldamento su scala globale, determinando picchi di temperatura più marcati, specialmente negli oceani. Sebbene l’influenza di El Niño/La Niña non spieghi totalmente il riscaldamento globale, essa contribuisce a esacerbare le temperature in particolari anni, e i dati Copernicus 2024 lo mettono in evidenza.
Precipitazioni ed eventi estremi
- Distribuzione spaziale irregolare
L’analisi condotta dal Programma Copernicus mostra una notevole eterogeneità nella distribuzione delle precipitazioni: alcune regioni hanno fatto registrare prolungati periodi di siccità, mentre altre sono state soggette a precipitazioni intense e alluvionali.- Siccità: partendo dalle osservazioni relative agli anni precedenti, alcune zone del Sud Europa, Nord Africa e parte dell’America Centrale hanno sofferto di prolungate carenze idriche. L’intensificarsi di episodi di siccità influisce negativamente sulla produzione agricola e sulla disponibilità di risorse idriche potabili.
- Precipitazioni estreme: in Asia orientale e in alcune aree della costa occidentale del continente americano si sono verificati eventi alluvionali legati a piogge torrenziali, con effetti socio-economici significativi (danni infrastrutturali, evacuazioni di massa, ecc.).
- Tempeste e uragani
L’Oceano Atlantico ha visto un’attività ciclonica in linea con la media degli ultimi anni, sebbene alcuni uragani abbiano raggiunto intensità record in prossimità della costa orientale degli Stati Uniti e nei Caraibi, causando inondazioni costiere e danni alle infrastrutture. Tale intensificazione può essere ricondotta, secondo le analisi di Copernicus, all’aumento delle temperature superficiali marine, che costituiscono un fattore chiave nell’alimentare i cicloni tropicali. - Ondate di calore
Numerose regioni, in particolare nell’area mediterranea e in alcune zone dell’Asia, hanno sperimentato ondate di calore eccezionalmente lunghe, con effetti sulla salute umana (incremento di malattie da calore), sull’agricoltura (stress idrico e termico sulle colture) e sugli ecosistemi naturali (maggior rischio di incendi boschivi).
Ghiacci polari e criosfera
- Artico
Copernicus sottolinea come l’estensione del ghiaccio marino artico nel 2024 sia rimasta su valori tra i più bassi mai registrati. L’estate artica, in particolare, ha mostrato un forte ridimensionamento dell’estensione e dello spessore dei ghiacci, proseguendo il trend negativo cominciato negli ultimi decenni. La riduzione del ghiaccio artico influenza anche la circolazione atmosferica globale e può aumentare la frequenza di eventi estremi a latitudini più basse (ad esempio ondate di freddo invernali in Nord America ed Eurasia). - Antartide
Anche l’Antartide ha mostrato segnali di contrazione del ghiaccio marino, sebbene l’andamento sia più variabile a causa di fenomeni regionali e differenze geografiche. Tuttavia, negli ultimi anni è emersa una tendenza complessiva di graduale diminuzione, in particolare nelle zone adiacenti alle piattaforme di ghiaccio (ice shelves). Lo scioglimento accelerato di queste aree può contribuire a un più rapido innalzamento del livello del mare. - Ghiacciai continentali
I dati Copernicus evidenziano come i ghiacciai alpini ed extra-polari continuino a regredire. In Europa, i ghiacciai delle Alpi hanno perso ulteriore massa durante l’estate 2024, mettendo a rischio le riserve idriche stagionali e modificando gli ecosistemi montani. Questo fenomeno, comune anche ad altre catene montuose come l’Himalaya o le Ande, ha conseguenze sia in termini di disponibilità idrica sia di stabilità dei terreni ad altitudini elevate.
Oceani e livello del mare
- Temperatura superficiale del mare (SST)
Le rilevazioni satellitari hanno mostrato un ulteriore aumento delle temperature medie superficiali degli oceani. In particolare, alcune regioni dell’Atlantico e del Pacifico hanno registrato valori anomali positivi durante la stagione estiva ed autunnale. Il riscaldamento marino può indebolire la capacità degli oceani di assorbire anidride carbonica dall’atmosfera, contribuendo a intensificare l’effetto serra. - Acidificazione degli oceani
Il report di Copernicus evidenzia come l’aumento della concentrazione di CO₂ nell’atmosfera favorisca la dissoluzione di maggiori quantità di anidride carbonica nelle acque oceaniche, portando a un ulteriore abbassamento del pH. Questa acidificazione colpisce la fauna marina, in particolare organismi dotati di guscio e corallo, mettendo a rischio la biodiversità dei reef e di interi ecosistemi marini. - Innalzamento del livello del mare
La combinazione di fusione dei ghiacci continentali, riduzione dei ghiacci polari e dilatazione termica degli oceani sta contribuendo a un proseguimento dell’innalzamento del livello marino. Il 2024 ha visto un incremento costante rispetto all’anno precedente, con forti variazioni geografiche dovute anche alle correnti oceaniche e alle specificità idrodinamiche locali. L’innalzamento, seppur graduale, intensifica il rischio di erosione costiera e di inondazioni nelle aree basse costiere.
Gas serra e qualità dell’aria
- Concentrazioni di CO₂
Secondo le stime dei satelliti Sentinel di Copernicus e di altri strumenti di monitoraggio, il 2024 ha visto un ulteriore incremento della concentrazione atmosferica di anidride carbonica. Questo incremento è legato sia alle emissioni di origine antropica (combustibili fossili, deforestazione) sia alla ridotta capacità di assorbimento da parte di pozzi naturali (foreste, suolo, oceani). - Concentrazioni di CH₄ e N₂O
Il metano (CH₄) e il protossido di azoto (N₂O) sono anch’essi in crescita. In particolare, il metano ha un elevato potere climalterante e deriva da diverse fonti, come allevamenti intensivi, gestione dei rifiuti e estrazione di combustibili fossili. La persistenza di valori elevati di CH₄ evidenzia la necessità di interventi mirati per contenere la fuoriuscita di gas e migliorare i processi agricoli e industriali. - Qualità dell’aria
La qualità dell’aria in molte regioni è stata influenzata dagli eventi estremi, come gli incendi boschivi e le ondate di calore, che hanno elevato i livelli di particolato (PM2,5 e PM10) e di ozono troposferico. L’aumento delle temperature e le condizioni di stabilità atmosferica favoriscono l’accumulo degli inquinanti, con ricadute negative sulla salute umana e sull’ecosistema.
Conclusioni e prospettive future
Dal report “Global Climate Highlights 2024” di Copernicus emerge un quadro chiaro: il riscaldamento globale prosegue in maniera costante, accompagnato da effetti tangibili sugli ecosistemi, sulla criosfera e sugli eventi meteorologici estremi. Sebbene la variabilità interannuale (es. fasi di El Niño o La Niña) possa influenzare determinati aspetti del clima, non modifica la tendenza di fondo verso un pianeta progressivamente più caldo e soggetto a fenomeni sempre più estremi.
L’insieme di questi dati fornisce un’ulteriore conferma dell’urgenza di azioni concrete per mitigare i cambiamenti climatici e, al contempo, di strategie di adattamento che possano ridurre la vulnerabilità di comunità ed ecosistemi. Le politiche energetiche, la gestione sostenibile delle risorse idriche, la riforestazione e la protezione degli ecosistemi marini costituiscono alcuni dei pilastri per affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico.
In definitiva, il 2024 si configura come un anno emblematico per comprendere meglio la complessità dei processi climatici e per consolidare la consapevolezza della necessità di un’azione collettiva. Le informazioni fornite dal Programma Copernicus si rivelano pertanto fondamentali per la comunità scientifica, i decisori politici e l’opinione pubblica, fornendo una base solida per promuovere soluzioni efficaci, durature e globalmente coordinate.
Fonti e approfondimenti
- Copernicus Climate Change Service (C3S) – “Global Climate Highlights 2024”
- World Meteorological Organization (WMO) – Rapporto sullo stato del clima
- Articoli di ricerca su riviste specialistiche (Nature Climate Change, Journal of Climate, ecc.)
- Dati satellitari Sentinel e reti di monitoraggio in situ
Questo testo mira a riassumere i contenuti principali del report Copernicus per il 2024, inserendoli in un contesto più ampio di analisi scientifica e di riflessione sulle prospettive future. L’auspicio è che tali informazioni possano contribuire a una maggiore consapevolezza e a interventi sempre più urgenti ed efficaci.
2024: Un Anno Record di Seguito all’Eccezionale 2023
Il 2024 si è confermato un anno senza precedenti per quanto riguarda le temperature globali, estendendo la tendenza eccezionale di calore osservata già nel 2023. Quest’anno ha segnato un traguardo particolarmente preoccupante: è stato il primo in cui la temperatura media globale ha superato di oltre 1,5°C i livelli preindustriali. Tale soglia è stata definita dall’Accordo di Parigi come il limite per ridurre in modo significativo i rischi e gli impatti del cambiamento climatico. L’eccessivo aumento delle temperature rappresenta un chiaro segnale dell’intensificarsi del riscaldamento globale, con conseguenze dirette e misurabili sul nostro pianeta.
Durante il 2024, sono stati infranti numerosi record a livello globale: i livelli di gas serra hanno raggiunto nuove vette mai registrate precedentemente. Questi gas, tra cui l’anidride carbonica (CO₂), il metano (CH₄) e il protossido di azoto (N₂O), sono noti per il loro ruolo nel trattenere il calore nell’atmosfera terrestre, accelerando così il processo di riscaldamento globale. Parallelamente, sia le temperature dell’aria che quelle della superficie marina hanno raggiunto livelli record, dimostrando una tendenza al riscaldamento che non mostra segni di rallentamento.
Questi fenomeni climatici estremi hanno avuto ripercussioni tangibili sotto forma di eventi meteorologici severi, che si sono manifestati con una frequenza e intensità crescenti. Le inondazioni sono diventate più frequenti e devastanti, specialmente in regioni precedentemente considerate a minor rischio. Le ondate di calore, sempre più intense e prolungate, hanno colpito vasti territori, mettendo a dura prova la salute umana, la produzione agricola e la biodiversità. Inoltre, gli incendi boschivi hanno raggiunto proporzioni straordinarie, alimentati da condizioni di aridità e da temperature estreme.
Questi dati non solo confermano le previsioni scientifiche relative all’accelerazione del cambiamento climatico dovuto all’azione umana, ma sottolineano anche l’urgenza di interventi mirati per mitigarne gli effetti. È evidente che le politiche attuali, sebbene siano un passo nella direzione giusta, non sono sufficienti per contrastare l’evoluzione della crisi climatica con la rapidità e l’efficacia necessarie. La necessità di rafforzare gli accordi internazionali come l’Accordo di Parigi e di implementare strategie di riduzione delle emissioni più aggressive diventa ogni giorno più pressante.
In questo contesto, il 2024 emerge non solo come un anno di record meteorologici, ma anche come un campanello d’allarme che richiede una risposta globale coordinata e decisa. L’impegno nel ridurre le emissioni di gas serra, promuovere tecnologie sostenibili, proteggere e ripristinare gli ecosistemi naturali, e innovare le politiche di adattamento al clima sono passi indispensabili per garantire un futuro sostenibile per il nostro pianeta e per le generazioni future. Questi dati ci ricordano che ogni azione conta e che il tempo a nostra disposizione per evitare i peggiori impatti del cambiamento climatico sta rapidamente diminuendo.

I dati riportati nella tabella sono fondamentali per comprendere le tendenze climatiche globali nel 2024 e offrono una visione dettagliata delle anomalie termiche in diverse regioni significative: il globo nel suo complesso, l’Europa, l’Artico, e gli oceani extra-polari. Questi dati non solo mettono in evidenza l’escalation del riscaldamento globale ma anche le specifiche variazioni regionali che hanno importanti implicazioni per la gestione del cambiamento climatico a livello locale e globale.
1. Globale: – Anomalia: +0.72°C rispetto alla media del periodo 1991–2020, che si traduce in un incremento di +1.60°C rispetto ai livelli preindustriali. Questa cifra sottolinea come il 2024 sia stato un anno eccezionalmente caldo a livello globale, con una temperatura media di 15.10°C, la più alta mai registrata negli ultimi 85 anni. L’anno precedente, il 2023, era stato il secondo più caldo, evidenziando una tendenza al riscaldamento costante e significativo negli ultimi anni.
2. Europa: – Anomalia: +1.47°C. Questo valore mostra un marcato aumento delle temperature rispetto alla norma, con una temperatura effettiva di 10.69°C, posizionando il 2024 come l’anno più caldo mai registrato per l’Europa. Il 2020 segue come il secondo anno più caldo, indicando che il continente sta affrontando un trend di riscaldamento rapido e preoccupante che richiede attenzione immediata per mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
3. Artico: – Anomalia: +1.34°C. Anche in questa regione estremamente sensibile, il 2024 si è classificato come il quarto anno più caldo, con una temperatura media di -11.37°C. Questo dato è particolarmente significativo, considerando che il record di temperatura più alta fu registrato nel 2016. La persistente tendenza al riscaldamento nell’Artico ha implicazioni profonde per il resto del pianeta, influenzando modelli meteorologici globali e accelerando la fusione dei ghiacci.
4. Oceano Extra-polare: – Anomalia: +0.51°C. Con una temperatura media di 20.87°C, il 2024 è stato l’anno più caldo registrato per gli oceani extra-polari, seguito da vicino dal 2023. Il riscaldamento degli oceani è un indicatore chiave del cambiamento climatico globale e ha effetti diretti sulle correnti marine, sugli ecosistemi marini e sui modelli di circolazione atmosferica.
Questi dati, derivati dal set di dati ERA5 e forniti da C3S/ECMWF, illustrano non solo l’aumento delle temperature ma anche la necessità urgente di politiche efficaci per combattere il cambiamento climatico. Le regioni analizzate, ciascuna con le proprie sfide specifiche, richiedono strategie di adattamento e mitigazione mirate per affrontare le crescenti minacce poste da un clima sempre più instabile e imprevedibile.
L’Impatto Climatico Globale nel 2024: Analisi delle Temperature Medie della Superficie Terrestre
Nel 2024, il Servizio sul Cambiamento Climatico di Copernicus (C3S) ha registrato dati climatici significativi che evidenziano un’escalation nel riscaldamento globale. Questi dati, estratti dall’ampio dataset di rianalisi globale ERA5 dell’ECMWF, utilizzato per il monitoraggio di routine del C3S, mostrano un confronto tra le temperature medie relative al periodo preindustriale (1850-1900) e al più recente periodo di riferimento (1991-2020).
Il 2024 si è distinto come l’anno più caldo da quando si tengono registrazioni della temperatura globale, risalenti al 1850. Con una temperatura media globale di 15,10°C, ha superato di 0,12°C il precedente record annuale stabilito nel 2023. Questa temperatura è stata 0,72°C superiore alla media del periodo 1991-2020 e 1,60°C più alta del livello preindustriale. Questo ha reso il 2024 il primo anno solare in cui la temperatura media globale ha ecceduto di 1,5°C il livello preindustriale, un limite critico stabilito dall’Accordo di Parigi per mitigare i rischi più gravi del cambiamento climatico.
I dati evidenziano inoltre che gli ultimi dieci anni sono stati i più caldi registrati, sottolineando una tendenza di riscaldamento prolungato e intensificato. Dal gennaio al giugno 2024, ogni mese ha segnato record di calore, superando i corrispondenti mesi di ogni anno precedente. Anche il mese di agosto 2024 ha eguagliato il calore record di agosto 2023, mentre i mesi da luglio a dicembre si sono posizionati come i secondi più caldi per il rispettivo periodo, subito dopo i mesi corrispondenti del 2023.
Durante l’anno, tre stagioni hanno registrato temperature record: l’inverno boreale (dicembre 2023-febbraio 2024), la primavera boreale (marzo-maggio 2024), e l’estate boreale (giugno-agosto), con anomalie rispettivamente di 0,78°C, 0,68°C, e 0,69°C sopra la media del 1991-2020. Un picco particolare si è verificato il 22 luglio 2024, quando la temperatura media globale giornaliera ha raggiunto il nuovo record di 17,16°C.
L’Accordo di Parigi mira a mantenere l’aumento della temperatura media globale “ben al di sotto” di 2°C rispetto ai livelli preindustriali e a proseguire gli sforzi per limitare l’aumento a 1,5°C. Sebbene l’accordo non specifichi esattamente cosa significhi “ben al di sotto”, il superamento della soglia di 1,5°C per uno o due anni non implica una violazione dell’accordo. Tuttavia, considerando l’attuale tasso di riscaldamento, che supera i 0,2°C per decennio, è altamente probabile che il limite di 1,5°C sarà superato entro gli anni 2030, sottolineando l’urgente necessità di azioni decisive per contrastare il cambiamento climatico.
Questo contesto fornisce una chiara indicazione della traiettoria del cambiamento climatico e della pressante necessità di intensificare gli sforzi globali per rispondere in modo efficace alla crisi climatica, al fine di prevenire le conseguenze più devastanti previste per i prossimi decenni.

La figura rappresenta un’illustrazione dettagliata e graficamente efficace del riscaldamento globale, misurando l’incremento delle temperature superficiali globali rispetto ai livelli preindustriali, definiti dal periodo 1850-1900. Questa visualizzazione è cruciale per comprendere la rapidità e la gravità del cambiamento climatico in atto.
Le barre rosse nel grafico rappresentano le medie annuali delle temperature globali a partire dal 1967 fino al 2024. Ogni barra indica la temperatura media per quel particolare anno, mostrando una tendenza chiara e inesorabile verso l’aumento delle temperature. È visibile come, negli ultimi decenni, queste barre abbiano raggiunto altezze sempre maggiori, indicando anni consecutivamente più caldi. Questo pattern di riscaldamento si è accentuato particolarmente negli ultimi anni, culminando con il 2024, che si distingue come l’anno con la temperatura più elevata rispetto al benchmark preindustriale.
In aggiunta alle medie annuali, il grafico presenta una linea che collega i cerchi, rappresentando le medie su cinque anni. Questa linea smussa le fluttuazioni annuali e offre una prospettiva più chiara sulla tendenza di lungo termine del riscaldamento globale. Con il passare degli anni, questa linea ha mostrato un’inclinazione sempre più pronunciata verso l’alto, sottolineando un aumento continuo e preoccupante delle temperature medie globali.
Un elemento cruciale del grafico è la linea orizzontale posta a +1.5°C sopra il livello preindustriale, che rappresenta la soglia critica stabilita dall’Accordo di Parigi. Superare questa soglia implica affrontare rischi e impatti significativamente maggiori del cambiamento climatico. La rilevazione che nel 2024 la temperatura media ha ecceduto questa soglia è un segnale allarmante che sottolinea l’urgenza di interventi climatici globali e coordinati.
Le fonti dei dati, come JRA-30, GISTEMPv4, NOAA GlobalTemp v6, Berkeley Earth, e HadCRUT5, menzionate nella parte inferiore del grafico, sono essenziali per garantire la precisione e l’affidabilità delle misurazioni riportate. Queste fonti diversificate contribuiscono a un quadro comprensivo delle tendenze climatiche, rafforzando la validità delle conclusioni tratte dal grafico.
In conclusione, il grafico non solo funge da potente strumento visivo per la comunicazione delle tendenze climatiche, ma funge anche da chiaro promemoria della crescente necessità di azioni immediate e significative per combattere il riscaldamento globale e limitare i suoi effetti più devastanti. L’impatto cumulativo delle emissioni umane e la correlazione diretta con il riscaldamento globale richiedono una risposta globale decisiva e tempestiva.

La figura rappresenta un’analisi dettagliata e visivamente impressionante delle medie quinquennali della temperatura superficiale globale, rispetto ai livelli preindustriali (1850-1900). Attraverso l’uso di dati provenienti dal dataset ERA5 e da altre fonti riconosciute, il grafico traccia l’evoluzione delle temperature globali dal 1850 al 2024, mettendo in risalto la tendenza crescente e le fluttuazioni nel tempo.
La linea rossa centrale, che rappresenta i dati ERA5, mostra una chiara e inesorabile ascesa delle temperature medie su intervalli quinquennali. Questa rappresentazione grafica evidenzia l’accelerazione del riscaldamento globale nelle recenti decadi, culminando in un picco senza precedenti nel 2024. La tendenza è alarmante, poiché le ultime medie quinquennali non solo superano di gran lunga i valori precedenti, ma indicano anche che il riscaldamento globale sta avvenendo più rapidamente e intensamente di quanto previsto.
L’area arancione, che illustra i dati derivati da altre fonti affidabili come JRA-30, GISTEMPv4, NOAA GlobalTemp v6, Berkeley Earth e l’ensemble HadCRUT5, conferma la tendenza generale al riscaldamento, pur mostrando una leggera variazione nei dettagli rispetto ai dati ERA5. L’ombreggiatura all’interno di questa area fornisce una visualizzazione dell’intervallo di incertezza dei dati HadCRUT5, offrendo una prospettiva sull’eterogeneità delle misurazioni e sull’interpretazione dei trend climatici globali.
Un elemento grafico cruciale è la linea orizzontale fissata a +1.5°C sopra il livello preindustriale, un limite chiave stabilito dall’Accordo di Parigi per mitigare i rischi più gravi del cambiamento climatico. Il grafico mostra chiaramente che nel 2024 questa soglia è stata superata, segnando un momento storico e critico. Questo superamento enfatizza l’urgenza di adottare misure internazionali immediate e efficaci per contrastare l’avanzamento del riscaldamento globale e prevenire conseguenze irreversibili per l’ambiente naturale e le società umane.
In sintesi, questo grafico serve non solo come un promemoria della realtà inquietante del riscaldamento globale, ma anche come un appello all’azione. Mostra con chiarezza che gli sforzi attuali per ridurre le emissioni di gas serra e limitare gli aumenti di temperatura sono insufficienti di fronte alla rapidità e alla scala del cambiamento climatico. Questo richiede una risposta globale coordinata e potenziata, con politiche mirate a un taglio drastico delle emissioni e a un rafforzamento delle strategie di resilienza climatica.
Il 2024 è stato registrato come l’anno più caldo sulla base delle analisi di ERA5 e di altri cinque dataset sulla temperatura sistematicamente monitorati dal Copernicus Climate Change Service (C3S). Questa affermazione emerge dall’analisi delle anomalie di temperatura, che mostra come, rispetto al periodo preindustriale (1850-1900), il 2024 abbia registrato valori eccezionalmente elevati: 1,57°C sopra la media per il dataset JRA-3Q e 1,60°C per ERA5. Queste anomalie sono calcolate considerando un offset di 0,88°C, che rappresenta la differenza media tra i livelli di temperatura del periodo 1850–1900 e quelli del 1991–2020.
Nel dettaglio, la temperatura effettiva rilevata da JRA-3Q per il 2024 è stata di soli 0,01°C inferiore rispetto ai 15,10°C registrati da ERA5. Altri dataset rilevanti, come Berkeley Earth, GISTEMPv4, HadCRUT5 e NOAAGlobalTempv6, indicano che il 2024 è stato tra 1,51°C e 1,55°C più caldo rispetto ai livelli preindustriali, utilizzando lo stesso offset di 0,88°C per le loro misurazioni.
L’Organizzazione Meteorologica Mondiale ha fornito una stima consolidata di 1,55°C come aumento medio della temperatura dal 1850, basata sui dati combinati dei sei dataset, con un margine di incertezza di ±0,13°C. Questa incertezza deriva principalmente dalle discrepanze nel livello di riferimento del periodo 1850-1900. Se le misurazioni delle temperature dell’aria superficiale sopra i mari liberi dal ghiaccio provenienti da ERA5 e JRA-3Q sono sostituite dalle temperature della superficie marina, per uniformità con gli altri dataset, l’intervallo di variazione relativo al 1850–1900 si riduce a 1,51°C-1,56°C.
La variabilità nei valori riportati per il 2024 da diversi centri di dati, che va da 1,46°C a 1,62°C sopra il livello del 1850-1900, è attribuibile principalmente al fatto che ogni centro calcola il valore rispetto alla propria stima del livello del 1850-1900, piuttosto che ad un valore consolidato.
Nel corso del 2024, undici mesi e circa il 75% dei giorni hanno registrato temperature medie globali dell’aria superficiale superiori di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. I mesi da gennaio ad aprile e da ottobre a dicembre hanno mostrato le anomalie medie mensili più elevate, oscillando tra 1,58°C e 1,78°C. I valori per i mesi da maggio a settembre si sono mantenuti tra 1,48°C e 1,54°C. Le lievi differenze tra i dataset incidono sul numero di mesi in cui le temperature superano la soglia critica di 1,5°C, variando da un dataset all’altro.
Questa analisi dettagliata sottolinea non solo l’accelerazione del riscaldamento globale ma anche la complessità di monitorare e interpretare le variazioni di temperatura su scala globale, considerando le sfide metodologiche e le differenze tra i diversi sistemi di rilevamento.

La figura illustra con precisione le anomalie delle temperature superficiali dell’aria a livello globale per ciascun mese, estendendosi da gennaio 1980 fino a dicembre 2024. Queste anomalie sono misurate in gradi Celsius (°C) e sono calcolate rispetto al periodo di riferimento 1991-2020, utilizzando il dataset ERA5. L’obiettivo è evidenziare come le temperature mensili si discostino dalla media storica di questo intervallo temporale.
Sull’asse orizzontale, le anomalie di temperatura sono rappresentate variando da -0.8°C a +0.8°C. Questo range indica l’entità della deviazione della temperatura mensile rispetto alla norma del periodo di riferimento. L’asse verticale, invece, elenca i mesi dell’anno, da gennaio a dicembre, permettendo una visualizzazione chiara delle variazioni stagionali nelle temperature globali.
I punti nel grafico sono distintamente colorati per rappresentare diverse decadi:
- Anni ’80: Punti in arancione pallido.
- Anni ’90: Punti in un tono di arancione più intenso.
- Anni 2000: Punti in arancione scuro.
- Anni 2010: Punti in un arancione ancora più scuro.
- Anni 2020 fino al 2024: Punti in rosso, con i dati del 2024 rappresentati da diamanti rossi.
Una caratteristica saliente di questo grafico è l’elevazione consistente delle anomalie di temperatura a partire da giugno 2023 fino a dicembre 2024, come indicato dai diamanti rossi. Questo periodo mostra temperature significativamente superiori alla media, sottolineando un’intensificazione delle condizioni di riscaldamento globale.
L’analisi del grafico rivela un trend chiaro e preoccupante: le anomalie di temperatura sono in crescita nel corso degli anni, con valori recenti che mostrano un aumento significativo rispetto alle decadi precedenti. Questo modello conferma la tendenza al riscaldamento del clima globale, con le ultime misurazioni che segnalano alcune delle anomalie più elevate rispetto al periodo di riferimento.
In conclusione, la figura non solo fornisce un’efficace rappresentazione visuale del progressivo aumento delle temperature globali, ma sottolinea anche la necessità impellente di monitorare continuamente queste variazioni per comprendere meglio l’evoluzione del cambiamento climatico e per stimolare azioni mirate a mitigarne gli impatti devastanti. L’impennata delle temperature negli ultimi mesi del 2024 invoca una riflessione urgente sull’accelerazione del riscaldamento globale e sulle sue possibili conseguenze a lungo termine.
Analisi delle Variazioni Regionali della Temperatura nel 2024
Nel corso del 2024, similemente a quanto avvenuto nel 2023, le regioni tropicali, estendendosi da 20° sud a 20° nord, e le medie latitudini settentrionali, da 20° a 60° nord, hanno avuto un ruolo preponderante nel determinare le eccezionali anomalie delle temperature globali registrate. Quest’anno ha visto temperature superficiali dell’aria superiori alla media del periodo 1991–2020 in quasi la totalità del globo, precisamente nel 91% delle aree osservate. Oltre la metà delle aree terrestri, il 52%, ha registrato un incremento termico superiore a 1°C rispetto alla media.
Le anomalie termiche registrate sulla superficie marina sono state strettamente correlate a quelle delle temperature superficiali dell’aria, riflettendo una tendenza globale che verrà esaminata in dettaglio nelle sezioni seguenti. Il nord del Canada, in particolare, ha continuato a essere teatro di alcune delle anomalie più marcate, con temperature medie circa 3°C al di sopra della norma.
Per quantificare l’eccezionalità del 2024 rispetto ad altri anni, le temperature annuali registrate dal 1979 al 2024 sono state confrontate e classificate, evidenziando che circa un terzo del pianeta (32%) ha sperimentato temperature record. Inoltre, il 2024 si è distinto come l’anno più caldo per tutte le regioni continentali ad eccezione di Australasia e Antartide, sottolineando una tendenza al riscaldamento estesa e significativa.
Il contributo delle diverse regioni alle anomalie termiche globali è stato analizzato per offrire una visione più approfondita del fenomeno. I fattori determinanti possono includere l’entità delle anomalie stesse, l’estensione delle aree coinvolte o una combinazione dei due. Tra la metà del 2023 e la fine del 2024, le principali contribuzioni alle anomalie globali sono emerse dall’oceano tropicale e dalle terre delle medie latitudini settentrionali, seguite dalle terre tropicali e dagli oceani delle medie latitudini meridionali e settentrionali.
Le anomalie di temperatura nell’oceano tropicale hanno mostrato notevoli fluttuazioni, influenzate principalmente dalla successione di eventi El Niño e La Niña nel Pacifico tropicale. Durante il 2023 e il 2024, l’effetto di El Niño sulle temperature globali è stato amplificato da temperature record negli oceani Atlantico e Indiano tropicali. Questo fenomeno ha comportato un marcato aumento delle anomalie termiche sulle terre tropicali e delle medie latitudini settentrionali a partire dalla metà del 2023, coincidendo con l’inizio di El Niño. Al contrario, le anomalie nelle regioni oceaniche delle medie latitudini hanno evidenziato un incremento più graduale e costante negli ultimi vent’anni.
Un aspetto distintivo delle anomalie di temperatura del biennio 2023-2024, rispetto al 2016 (anno del forte El Niño e terzo più caldo registrato), è stato il loro rallentato decremento dopo il picco di El Niño alla fine del 2023, suggerendo una persistenza insolita del calore accumulato. Questo scenario sottolinea l’importanza di continuare a monitorare e analizzare le variazioni climatiche regionali per comprendere meglio i pattern del cambiamento climatico e per sviluppare strategie di mitigazione efficaci.

La figura 4 visualizza le anomalie della temperatura superficiale dell’aria nel 2024, relative alla media del periodo di riferimento 1991-2020, utilizzando dati provenienti da ERA5. Questa mappa è stata creata dal C3S/ECMWF per illustrare le variazioni climatiche su scala globale, impiegando una scala di colori non lineare per enfatizzare sia le piccole che le grandi anomalie termiche, migliorando così la distinzione visiva tra le varie deviazioni dalla media.
Dettagli della Scala dei Colori:
- I colori freddi, che variano dal blu chiaro al blu scuro, indicano le temperature che sono sotto la media del periodo di riferimento. Le zone in blu scuro rappresentano le anomalie più significative, dove le temperature sono notevolmente inferiori rispetto al normale.
- I colori caldi, dall’arancione al rosso intenso, segnalano temperature che superano la media. Il rosso più intenso è utilizzato per denotare le regioni dove le anomalie di temperatura sono estreme, spesso superando i +3°C.
Analisi delle Anomalie Termiche per Regioni:
- Le regioni come il Nord America, la Siberia e parti dell’Africa e dell’Australia mostrano estese anomalie calde, con temperature molto al di sopra della media, evidenziate in tonalità di rosso intenso. Queste aree sono le più colpite dal riscaldamento, con impatti potenzialmente significativi su clima locale, ecosistemi e biodiversità.
- Contrastando con le zone calde, alcune parti dell’Antartico e dell’oceano meridionale mostrano anomalie negative, con temperature più basse della media, rappresentate da tonalità di blu. Queste regioni più fredde indicano variazioni importanti che possono influenzare i modelli di circolazione oceanica e atmosferica.
Importanza della Visualizzazione:
- L’uso di una scala di colori non lineare è particolarmente efficace per evidenziare le differenze nelle anomalie di temperatura, permettendo agli osservatori di identificare rapidamente le aree di maggiore interesse climatico. Questo metodo di rappresentazione aiuta i ricercatori, i pianificatori e il pubblico a comprendere meglio l’estensione e l’intensità delle variazioni climatiche che si stanno verificando a livello globale.
In sintesi, questa mappa fornisce un resoconto chiaro e immediatamente comprensibile delle anomalie di temperatura nel 2024, sottolineando le regioni che hanno sperimentato variazioni significative rispetto alla norma. Tali informazioni sono cruciali per valutare l’impatto del cambiamento climatico e per guidare le decisioni in materia di politiche ambientali e di adattamento.

La mappa visualizzata illustra le anomalie e gli estremi nella temperatura dell’aria superficiale nel 2024, calcolati rispetto al periodo di riferimento 1991-2020, utilizzando i dati forniti da ERA5. Questa rappresentazione cartografica serve come strumento essenziale per visualizzare come le temperature superficiali globali nel 2024 si siano discostate dalle medie stabilite, evidenziando le variazioni climatiche su scala mondiale con una particolare enfasi sulle anomalie termiche.
Dettagli della Scala dei Colori:
- Blu Scuro (Coolest): Indica le zone dove le temperature sono state significativamente inferiori alla media, spesso corrispondenti a regioni polari o zone ad alta quota.
- Blu Chiaro (Much Cooler than Average): Rappresenta aree che hanno registrato temperature notevolmente più fredde della norma.
- Azzurro (Cooler than Average): Mostra regioni con temperature leggermente sotto la media.
- Bianco (Near Average): Corrisponde a zone dove le temperature sono state vicine alla media del periodo di riferimento, indicando una stabilità termica relativa.
- Arancione (Warmer than Average): Denota aree con temperature lievemente superiori alla media.
- Rosso Scuro (Much Warmer than Average): Segnala regioni che hanno sperimentato temperature molto più alte della media, spesso collegate a ondate di calore o cambiamenti climatici localizzati.
- Rosso Vivace (Warmest): Indica le aree più calde, dove le temperature sono state estremamente superiori alla media, riflettendo potenziali condizioni di estremo calore.
Analisi per Regioni:
- Zone più Fredde: Le aree colorate in varie tonalità di blu, evidenziano regioni come quelle polari e alcune zone oceaniche dove le temperature sono state considerevolmente più basse del normale. Questo può suggerire fenomeni locali che hanno portato a un notevole abbassamento delle temperature.
- Zone più Calde: Ampie parti di continenti come l’America del Nord, gran parte dell’Europa, e l’Asia sono marcate in rosso, indicando un innalzamento significativo delle temperature. Queste anomalie possono essere il risultato di ondate di calore prolungate o di altri eventi meteorologici estremi che hanno influenzato queste aree durante l’anno.
- Implicazioni delle Variabilità Climatiche: La diversità dei colori attraverso il globo riflette la complessità e la variabilità delle condizioni climatiche, che possono differire notevolmente da una regione all’altra a causa di una moltitudine di fattori, sia locali sia globali.
Questa mappa offre una panoramica comprensiva delle variazioni climatiche nel 2024, fungendo da risorsa cruciale per i ricercatori climatici, i responsabili delle politiche e il pubblico generale. È fondamentale per comprendere meglio i cambiamenti e gli impatti del clima globale e per promuovere lo sviluppo di strategie efficaci di risposta e adattamento alle sfide climatiche emergenti.

La grafica presentata mostra il ranking delle temperature medie annuali della superficie terrestre per il 2024, confrontate con il periodo di riferimento 1991-2020, per diverse regioni continentali basate sui dati di ERA5. Quest’analisi è stata realizzata dal C3S/ECMWF e evidenzia in modo chiaro le variazioni climatiche che hanno caratterizzato l’anno in questione.
Dettagli delle Anomalie di Temperatura (rispetto al 1991–2020):
- Nord America: +1.50°C
- Europa: +1.24°C
- Africa: +1.06°C
- Asia: +1.06°C
- America Centrale e Sud: +0.87°C
- Australasia: +0.62°C
Classifica del 2024 nel Contesto Storico (1979–2024):
- Il 2024 è risultato essere l’anno più caldo registrato per il Nord America, l’Europa, l’Africa, l’Asia, e l’America Centrale e Sud, sottolineando un aumento significativo delle temperature in queste regioni.
- Per l’Australasia, il 2024 è stato il terzo anno più caldo, indicando che anche questa regione ha sperimentato temperature notevolmente superiori alla norma.
Interpretazione e Implicazioni:
- Estrema Rilevanza delle Anomalie Calde: Le regioni del Nord America e dell’Europa hanno mostrato le anomalie più elevate, con valori che hanno superato l’1.24°C. Questo non solo sottolinea la gravità del riscaldamento in queste aree ma anche il potenziale impatto su biodiversità, agricoltura, risorse idriche e salute umana.
- Record di Calore: Il fatto che il 2024 sia stato classificato come l’anno più caldo per la maggior parte delle regioni continentali evidenzia una tendenza preoccupante verso un riscaldamento globale accelerato e più intenso, che richiede azioni immediate per la mitigazione del cambiamento climatico e l’adattamento a queste nuove condizioni climatiche.
- Significato Globale: Anche se l’Australasia ha registrato il 2024 come solo il terzo anno più caldo, questo dato riflette comunque un trend globale di aumento delle temperature, che colpisce diverse parti del mondo in maniera varia ma universalmente significativa.
Conclusione: Questa analisi dettagliata delle temperature medie annuali fornisce una prospettiva cruciale sulle modifiche climatiche in atto nel 2024, offrendo un quadro evidente di come il cambiamento climatico stia influenzando differenti regioni del mondo. Le informazioni contenute in questa grafica sono essenziali per chiunque sia coinvolto nella pianificazione ambientale, nella ricerca climatica, e nella formulazione di politiche, evidenziando l’urgenza di strategie proattive per affrontare e mitigare le sfide poste da un clima in rapido cambiamento.

La Figura 6 illustra in dettaglio le anomalie mensili della temperatura superficiale dell’aria, segmentate per fasce di latitudine, coprendo sia le regioni terrestri (a sinistra) che quelle oceaniche (a destra) per il periodo dal 2005 al 2024. Queste anomalie sono calcolate in riferimento al periodo base 1991-2020, e ogni contributo regionale è ponderato in base alla propria estensione sulla superficie terrestre, offrendo così una visione proporzionata del loro impatto sulle anomalie globali della temperatura.
Struttura della Figura:
1. Suddivisione per Regioni:
- Terre:
- Regione polare settentrionale
- Medie latitudini settentrionali
- Tropici
- Medie latitudini meridionali
- Regione polare meridionale
- Oceani:
- Regione polare settentrionale
- Medie latitudini settentrionali
- Tropici
- Medie latitudini meridionali
- Regione polare meridionale
2. Visualizzazione delle Anomalie:
- Le anomalie termiche sono rappresentate attraverso grafici a barre che mostrano le fluttuazioni mensili dall’inizio del 2005 fino alla fine del 2024.
- Le variazioni di colore, dal blu al rosso, indicano l’intensità delle anomalie: i toni blu denotano temperature sotto la media, mentre i toni rossi indicano temperature sopra la media.
3. Contributi Differenziati delle Regioni alle Anomalie Globali:
- Ogni regione contribuisce in maniera distintiva alle anomalie globali, proporzionata alla sua superficie.
- La somma dei contributi di tutte e dieci le regioni per ogni mese corrisponde all’anomalia globale registrata per quel mese specifico.
4. Osservazioni Chiave dai Grafici:
- Negli anni 2023-2024, si osserva un netto incremento delle anomalie, in particolare nelle regioni polari settentrionali e nelle medie latitudini settentrionali di terra e mare, suggerendo un contributo significativo di queste aree alle record anomalie globali in questi anni.
- Le zone tropicali e le medie latitudini mostrano anch’esse importanti variazioni, con i tropici che presentano una variabilità relativamente minore rispetto alle altre regioni.
Implicazioni della Mappa:
La visualizzazione dettagliata delle anomalie di temperatura per fasce di latitudine fornisce una comprensione più approfondita di come diverse parti del globo reagiscano ai cambiamenti climatici e contribuiscano al sistema climatico globale. L’evidente aumento delle anomalie nelle regioni polari e nelle medie latitudini negli ultimi anni enfatizza la critica necessità di continuare a monitorare queste aree, che sono indicativi di cambiamenti significativi nel clima globale. Questo grafico serve come una risorsa visuale essenziale per identificare tendenze climatiche a lungo termine e per valutare l’impatto delle politiche di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico.
European temperatures
Il report annuale di Copernicus sulla climatologia europea conferma che il 2024 ha segnato un traguardo significativo, essendo stato catalogato come l’anno più caldo mai registrato nel continente. La temperatura media, che ha raggiunto i 10,69°C, ha superato di 0,28°C il precedente massimo storico, osservato nel 2020. Questo incremento termico sottolinea una tendenza al riscaldamento protratta e rilevante, posizionando il 2024 ben 1,47°C al di sopra della media del periodo di riferimento 1991-2020, e addirittura 2,92°C al di sopra dei livelli medi del periodo 1850-1900, considerato come baseline pre-industriale per studi di variazione climatica.
L’analisi stagionale rivela ulteriori dettagli inquietanti. Specificamente, le stagioni primaverile (marzo-maggio) ed estiva (giugno-agosto) del 2024 hanno entrambe registrato le temperature più elevate mai misurate per tali periodi, con anomalie termiche rispettivamente di +1,50°C e +1,54°C rispetto alla media del periodo 1991-2020. Questo fenomeno non è stato isolato, poiché tutte e quattro le stagioni europee hanno mostrato temperature superiori alla norma. La primavera del 2024 ha superato di 0,36°C il precedente record di calore del 2014, mentre l’estate ha superato di 0,20°C il record precedente del 2022.
Anche l’inverno (dicembre 2023-febbraio 2024) e l’autunno (settembre-novembre 2024) hanno evidenziato anomalie termiche significative. L’inverno 2023-2024 si è posizionato come il secondo inverno più caldo mai registrato, con temperature che hanno superato di 1,44°C la media del periodo di riferimento, sebbene siano state di 1,4°C inferiori rispetto a quelle dell’inverno 2019/20, il più caldo mai registrato. L’autunno 2024, dal canto suo, è stato il terzo più caldo, con una deviazione dalla media del periodo 1991-2020 di +1,25°C, seppur leggermente più fresco dell’autunno record del 2020 per 0,21°C.
Il surriscaldamento del biennio 2023-2024 è stato particolarmente pronunciato nelle regioni centrali, orientali e sudorientali dell’Europa, dove le temperature record hanno contribuito in modo significativo all’aumento medio europeo. Questi dati non solo corroborano le proiezioni dei modelli climatici che prevedono un’intensificazione delle ondate di calore e degli eventi meteorologici estremi in risposta all’incremento delle concentrazioni atmosferiche di gas serra, ma sollecitano anche una riflessione critica sulle strategie di mitigazione e adattamento climatico da parte delle istituzioni europee e globali.
Nel corso del 2024, vaste aree del pianeta hanno registrato un numero di giorni significativamente più elevato rispetto alla media in cui si sono verificate condizioni di stress termico quantomeno “intenso”. In alcune regioni, tale fenomeno ha assunto contorni ancora più severi, con un incremento marcato dei giorni classificati come “stress da calore estremo”. Un evento di particolare rilievo è stato osservato il 10 luglio, quando la porzione del globo interessata da almeno “stress da calore intenso” ha toccato un nuovo record, comprendendo circa il 44% dell’intera superficie terrestre. Questo valore supera di circa il 5% la consueta estensione massima annua, evidenziando un’anomalia rilevante sotto il profilo climatologico.
Lo stress da calore si manifesta quando l’organismo umano fatica a dissipare il calore in eccesso, condizione che può degenerare in problematiche di salute, specialmente in assenza di adeguate strategie di raffreddamento o reidratazione. Oltre alla temperatura atmosferica, intervengono altri fattori ambientali nel determinare l’entità dello stress termico, primo fra tutti l’umidità relativa, che ostacola l’evaporazione del sudore e quindi il raffreddamento corporeo. Anche la velocità del vento, l’intensità della radiazione solare e la presenza di superfici in grado di emettere calore concorrono a delineare il carico termico complessivo a cui è sottoposto l’organismo.
Per valutare in modo integrato l’effetto combinato di questi parametri, la comunità scientifica fa spesso ricorso a specifici indici di benessere termico, tra cui l’Universal Thermal Climate Index (UTCI). Questo indicatore, attraverso modelli bioclimatici avanzati, integra variabili come la temperatura dell’aria, l’umidità, la velocità del vento, l’irraggiamento solare diretto e diffuso, nonché il calore irradiato dall’ambiente circostante, per restituire un valore assimilabile a una temperatura percepita. Il valore risultante è poi classificato in dieci categorie che spaziano dallo stress termico da freddo più severo fino allo stress termico da calore estremo, consentendo una lettura immediata del rischio associato alle diverse condizioni atmosferiche.
In questo modo, l’UTCI fornisce non solo una misura quantitativa delle condizioni ambientali, ma offre anche una stima scientificamente fondata dell’impatto che tali condizioni possono esercitare sulla fisiologia umana. La comprensione di tali informazioni è cruciale per l’elaborazione di piani di prevenzione e intervento, in particolare in un contesto di mutamenti climatici che favoriscono l’incremento della frequenza e dell’intensità degli episodi di caldo estremo.

La Figura 7 presenta un’analisi dettagliata del numero di giorni nel 2024 durante i quali si sono registrate condizioni di “stress da calore almeno intenso”, identificate quando le temperature percepite, calcolate attraverso l’Universal Thermal Climate Index (UTCI), hanno superato i 32°C. L’immagine è divisa in due mappe principali, ognuna delle quali fornisce una prospettiva diversa di questo fenomeno.
La mappa sulla sinistra mostra il numero totale di giorni di “strong heat stress” registrati durante l’anno. L’uso di una gamma cromatica che va dal giallo chiaro (indicante circa 1 giorno) al viola intenso (oltre 350 giorni), ci permette di osservare le aree più frequentemente colpite da alte temperature percepite. Notabilmente, le regioni più impattate si trovano nelle zone tropicali e subtropicali, come gran parte dell’Africa subsahariana, dell’Asia meridionale, del nord Australia e di alcune parti del Sud America.
La mappa sulla destra, invece, illustra le anomalie rispetto alla media del periodo di riferimento 1991–2020, mostrando in quali regioni del mondo il numero di giorni con forte stress da calore è stato superiore o inferiore alla norma. Le zone colorate in toni di marrone e arancione indicano un aumento dei giorni di calore intenso, mentre quelle in viola o blu indicano una diminuzione. I colori neutri o bianchi rappresentano valori vicini alla media.
L’importanza dell’Universal Thermal Climate Index (UTCI) in queste analisi risiede nella sua capacità di integrare diversi parametri ambientali, oltre alla temperatura dell’aria, come umidità, velocità del vento, irraggiamento solare e il calore dell’ambiente circostante, fornendo così una “temperatura percepita” che riflette più fedelmente l’esperienza termica del corpo umano.
In conclusione, queste due mappe non solo evidenziano le regioni più affette da stress termico nel 2024, ma anche come e dove si sono verificate deviazioni significative dalla norma climatica. Queste informazioni sono cruciali per comprendere le potenziali conseguenze sulla salute umana, le infrastrutture e gli ecosistemi, e sono fondamentali per sviluppare strategie di adattamento e mitigazione efficaci contro gli impatti del calore estremo, che sta diventando sempre più frequente a causa dei cambiamenti climatici.
Sea surface temperature
Nel corso del 2024, il riscaldamento delle superfici marine globali ha raggiunto livelli senza precedenti, come documentato nel recente rapporto sulle condizioni climatiche marine. La temperatura media annuale della superficie marina (SST) nelle regioni extra-polari ha stabilito un nuovo record, attestandosi a 20,87°C. Questo valore rappresenta un incremento di 0,51°C rispetto alla media del trentennio 1991-2020, superando così i precedenti massimi registrati nel 2023 e nel 2016.
Il periodo gennaio-giugno 2024 ha visto la SST nelle zone extra-polari (tra i 60°S e i 60°N) raggiungere livelli massimi per quel periodo dell’anno, continuando una sequenza di record mensili iniziata nel maggio del 2023. In questo contesto, marzo 2024 si è distinto con una temperatura media mensile della superficie marina di 21,07°C. Questi elevati valori di SST sono coincisi con le fasi di sviluppo, apice e declino di un evento El Niño lungo l’equatore del Pacifico, che si è protratto dalla metà del 2023 alla metà del 2024, stabilendo un record di 15 mesi consecutivi con temperature al di sopra delle precedenti massime mensili. Questo avvenimento si è verificato nonostante l’evento El Niño del 2023 non avesse raggiunto l’intensità degli episodi storici del 1982-1983, 1997-1998 e 2015-2016, evidenziando un fenomeno di riscaldamento significativo indipendente dalla forza dell’El Niño stesso.
A partire da luglio fino a dicembre 2024, la SST si è leggermente ridotta rispetto ai livelli del 2023, classificandosi comunque come la seconda più elevata per quel periodo dell’anno e mantenendosi ben al di sopra delle temperature osservate in tutti gli anni precedenti al 2023. Questa tendenza si è mantenuta nonostante la conclusione dell’evento El Niño, con il mese di dicembre che ha registrato una SST superiore anche a quella del dicembre 2015, periodo che aveva segnato il culmine di uno degli eventi El Niño più intensi mai registrati. Nonostante le condizioni neutrali prevalenti nell’equatore del Pacifico in dicembre 2024, l’anno si è caratterizzato per un insolito riscaldamento delle acque superficiali oceaniche.
Per l’intero 2024, la SST annuale ha raggiunto livelli record in quasi un terzo (27%) delle acque extra-polari, includendo vaste aree dell’Oceano Atlantico, specialmente nelle regioni tropicali, la maggior parte dell’Oceano Indiano, estese zone del Pacifico occidentale e porzioni dell’Oceano Australe. In netto contrasto, le temperature medie annuali nella parte orientale del Pacifico equatoriale si sono avvicinate alla media del periodo 1991-2020, riflettendo una transizione dalle condizioni di El Niño a condizioni ENSO neutre nella seconda metà dell’anno.
Nei mari europei, il 2024 ha visto temperature record nelle zone centrali e orientali del Mediterraneo, nel Mar Nero e nel Mare di Norvegia. Ogni area che ha registrato nuovi massimi annuali di SST ha sperimentato almeno un episodio di ondata di calore marino di categoria II (“forte”) durante l’anno. L’elevata prevalenza di alte SST ha condotto a un evento globale di sbiancamento dei coralli, proclamato dalla NOAA nell’aprile 2024, segnalando l’ampio impatto ecologico del riscaldamento marino.

La Figura 8 fornisce un’illustrazione dettagliata delle anomalie della temperatura superficiale del mare (SST) su base mensile in due aree distinte: l’oceano extra-polare, che abbraccia le latitudini da 60°S a 60°N (grafico superiore), e la regione Niño 3.4, localizzata nell’equatore centrale del Pacifico tra i 5°N e i 5°S e tra i 170°W e 120°W (grafico inferiore). Le anomalie sono calcolate in relazione alla media del periodo di riferimento 1991-2020 per il mese corrispondente.
Nel grafico superiore, relativo all’oceano extra-polare, si osserva una tendenza marcata verso un incremento delle anomalie positive delle temperature superficiali del mare, segnalando periodi in cui le SST hanno superato la media storica. Questa tendenza è particolarmente pronunciata negli ultimi anni, culminando con un picco significativo nel 2024, anno in cui le temperature hanno raggiunto livelli eccezionalmente alti. Questo incremento delle temperature marine può avere implicazioni profonde per il clima globale, influenzando i modelli di precipitazione e intensificando la frequenza e la gravità degli eventi meteorologici estremi.
Il grafico inferiore illustra le variazioni termiche nella regione Niño 3.4, un’area critica per lo studio degli eventi El Niño e La Niña. Le anomalie positive, indicate in rosso, rappresentano i periodi di El Niño, caratterizzati da temperature superiori alla media. Invece, le anomalie negative, mostrate in blu, denotano gli eventi La Niña, durante i quali le temperature si abbassano sotto la media. I dati mostrano chiaramente diversi eventi significativi di El Niño e La Niña nel corso del tempo, con un’accentuata frequenza di eventi El Niño negli ultimi anni, come evidenziato dall’aumento delle anomalie positive tra il 2023 e il 2024.
L’analisi di queste variazioni termiche è fondamentale non solo per comprendere le dinamiche locali del clima equatoriale del Pacifico, ma anche per i loro effetti cascata su scala globale, che possono alterare i regimi climatici ben oltre la regione di origine. Gli eventi El Niño, ad esempio, sono associati a cambiamenti significativi nelle precipitazioni e nelle temperature su vasta scala, influenzando i pattern climatici in aree molto distanti dal Pacifico equatoriale.
Complessivamente, questi dati, forniti dal database ERA5 e curati dal C3S/ECMWF, sono indispensabili per la ricerca climatica avanzata. Offrono una panoramica essenziale per la comprensione delle interazioni tra le temperature superficiali del mare e i pattern climatici globali, contribuendo significativamente alla nostra capacità di prevedere e rispondere alle sfide poste dai cambiamenti climatici in continua evoluzione.

La Figura 9 offre un’analisi comparativa delle anomalie della temperatura superficiale del mare (SST) in due distinti ambiti geografici: l’oceano extra-polare, che copre le latitudini tra 60°S e 60°N (rappresentato sull’asse verticale), e la regione Niño 3.4, situata nell’equatore centrale del Pacifico tra 5°N e 5°S, da 170°W a 120°W (rappresentata sull’asse orizzontale). Le anomalie sono calcolate in relazione alla media del periodo di riferimento 1991–2020 per il mese corrispondente, permettendo di visualizzare le deviazioni rispetto alla norma climatica.
Sull’asse verticale, le anomalie SST dell’oceano extra-polare sono misurate in gradi Celsius e indicano la variazione della temperatura rispetto alla media storica. Valori positivi indicano temperature più elevate del normale, suggerendo condizioni di riscaldamento, mentre valori negativi segnalano temperature inferiori alla media, indicativo di condizioni più fredde. Analogamente, sull’asse orizzontale, le anomalie nella regione Niño 3.4 forniscono una misura diretta dell’impatto termico in questa area critica, con valori positivi che denotano un riscaldamento e valori negativi che indicano un raffreddamento.
Nella visualizzazione, i cerchi di diverse dimensioni e colori rappresentano gli anni o i periodi specifici, con un’enfasi particolare sugli eventi El Niño più intensi, come quelli del 1982-83, 1997-98, 2015-16 e il più recente 2023-24. Questi eventi sono evidenziati con cerchi più grandi e contrassegnati con etichette per facilitare l’identificazione. Gli anni come il 2023 e il 2024 sono distintamente marcato in rosso scuro, mostrando anomalie notevolmente superiori alla media sia a livello globale che regionale, riflettendo la loro intensità eccezionale.
Questi dati offrono una visione chiara su come un forte El Niño può influenzare non solo la regione Pacifica ma anche le temperature globali, portando a cambiamenti significativi e spesso disruptivi nei modelli climatici mondiali. Le elevate anomalie positive, specialmente quando coincidono in entrambe le regioni, suggeriscono un impatto esteso su fenomeni quali precipitazioni anomale, ondate di calore estreme, e alterazioni dei cicli meteorologici abituali.
Complessivamente, il grafico non solo serve come uno strumento visivo per l’analisi delle interazioni termiche marine, ma funge anche da indicatore delle fasi di stress climatico globale. La simultanea presenza di anomalie significative in entrambe le regioni è un segnale allarmante che sottolinea la necessità di una sorveglianza climatica attenta e di strategie di mitigazione per fronteggiare gli effetti dei cambiamenti climatici su scala mondiale.

La Figura 10 è una rappresentazione grafica dettagliata che mette in luce le anomalie e gli estremi delle temperature della superficie marina (SST) per l’anno 2024, differenziate attraverso una scala cromatica che riflette le variazioni percentuali rispetto alla distribuzione termica del periodo di riferimento 1991-2020. Le varie tonalità utilizzate nella mappa indicano le deviazioni dalla norma, evidenziando le regioni oceaniche dove le temperature sono state significativamente più alte o più basse del consueto.
Le categorie di colore sono distinte come segue:
- Nero: Identifica le zone coperte da ghiaccio marino o da banchi di ghiaccio, aree per le quali non sono disponibili dati sulle SST.
- Blu Scuro (“Coolest”): Corrisponde alle regioni che hanno registrato le temperature più basse nell’arco del periodo considerato dal 1979 al 2024, posizionandosi negli estremi inferiori del registro termico.
- Blu (“Much Cooler than Average”): Denota aree dove le temperature sono state significativamente inferiori alla media.
- Azzurro (“Cooler than Average”): Indica temperature leggermente al di sotto della norma.
- Grigio (“Near Average”): Rappresenta zone in cui le temperature sono state prossime alla media storica.
- Arancione (“Warmer than Average”): Segnala regioni con temperature leggermente superiori alla media.
- Rosso (“Much Warmer than Average”): Mostra aree con un riscaldamento notevolmente superiore alla media.
- Rosso Scuro (“Warmest”): Evidenzia le regioni che hanno sperimentato le temperature più alte, classificate tra le più elevate nel periodo di analisi dal 1979 al 2024.
Implicazioni Geografiche e Climatiche:
- Le zone in rosso scuro e rosso rappresentano una tendenza al riscaldamento significativo, particolarmente evidente nei vasti tratti degli oceani Atlantico e Pacifico. Queste anomalie possono essere indicatrici di condizioni di calore prolungate, con impatti potenziali sui sistemi meteorologici globali e sugli ecosistemi marini, incluse ripercussioni come il riscaldamento globale e l’acidificazione oceanica.
- Le regioni in tonalità di blu, sebbene meno prevalenti, sono altrettanto significative poiché indicano abbassamenti termici che possono influenzare la circolazione oceanica e gli habitat marini.
Implicazioni Ecologiche e Meteorologiche:
- Un riscaldamento esteso delle superfici oceaniche può portare a fenomeni di ondate di calore marine, che hanno un impatto diretto sulla biodiversità marina. In particolare, organismi come i coralli, estremamente sensibili alle variazioni di temperatura, possono subire danni irreversibili o morire, causando sbiancamento corallino e degradazione degli ecosistemi corallini.
- Le anomalie termiche estreme possono anche alterare i modelli di precipitazione a livello globale, modificando la frequenza e l’intensità degli eventi meteorologici estremi, come uragani e tifoni, che a loro volta possono avere vasti effetti devastanti su scala ambientale e socioeconomica.
Questa mappatura fornisce quindi un quadro essenziale e visivamente impattante della distribuzione globale delle temperature oceaniche, evidenziando l’importanza critica di monitorare queste variazioni per poter mitigare efficacemente gli impatti del cambiamento climatico e salvaguardare la salute degli ecosistemi marini.
Vapore Acqueo Atmosferico nel 2024
Nel corso del 2024, l’atmosfera terrestre ha registrato una concentrazione di vapore acqueo senza precedenti, superando del 4,9% la media del trentennio 1991–2020. Questo incremento rappresenta un valore significativamente elevato se confrontato con i picchi precedenti, quali il 3,4% osservato nel 2016 e il 3,3% nel 2023, che rappresentano rispettivamente il secondo e terzo valore più alto registrato in passato.
Il vapore acqueo gioca un ruolo fondamentale all’interno del sistema climatico terrestre, contribuendo in maniera sostanziale all’effetto serra naturale del pianeta. A differenza di altri gas serra, come il diossido di carbonio e il metano, la concentrazione atmosferica di vapore acqueo non risulta direttamente influenzata dalle attività antropiche. Tuttavia, un incremento delle temperature atmosferiche porta a una maggiore capacità dell’aria di trattenere umidità, con un aumento di circa il 7% del contenuto di vapore acqueo per ogni grado Celsius di riscaldamento. Questo fenomeno, noto come feedback temperatura-vapore acqueo, intensifica ulteriormente il riscaldamento globale.
L’aumento della quantità di vapore acqueo nell’atmosfera non solo esacerba il riscaldamento atmosferico, ma incrementa anche il rischio di precipitazioni estreme, alimentando cicli più intensi di precipitazioni e asciutte. Inoltre, l’incremento di umidità atmosferica fornisce energia supplementare per lo sviluppo di tempeste tropicali di maggiore intensità.
Il parametro definito come ‘vapore acqueo colonna totale’ rappresenta la quantità totale di umidità contenuta in una colonna verticale di atmosfera estesa dalla superficie terrestre fino al limite superiore dell’atmosfera. Nel 2024, la media annuale di questo indice per la regione compresa tra 60°S e 60°N ha raggiunto il valore più alto mai registrato negli ultimi 33 anni, attestandosi al 4,9% al di sopra della media del periodo 1991-2020. Questo record è il risultato di un aumento dell’evaporazione superficiale dagli oceani, dovuto alle temperature più elevate delle superfici marine, e di una capacità accresciuta dell’atmosfera, ora più calda, di trattenere maggiore umidità. Questi dati evidenziano come le dinamiche climatiche globali siano intrinsecamente legate alle variazioni termiche e umidificative dell’atmosfera, sottolineando la necessità di monitorare attentamente tali parametri per prevedere e mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici sul nostro pianeta.

La Figura 11 illustra in maniera dettagliata le anomalie annuali nel contenuto totale di vapore acqueo nella colonna atmosferica nell’area tra 60°S e 60°N, confrontate con il valore medio del periodo di riferimento 1992-2020. Le variazioni sono espresse come percentuali rispetto a questa media di riferimento, fornendo una rappresentazione visiva dell’intensità e della direzione delle deviazioni annuali del vapore acqueo rispetto alla norma.
Analisi dettagliata del grafico:
- Barre Colorate: Nel grafico, le barre sono colorate per indicare se l’anomalia annuale del vapore acqueo è stata superiore o inferiore alla media storica. Le barre di colore blu indicano anni in cui il vapore acqueo è stato superiore alla media, mentre le barre di colore marrone denotano anni in cui è stato inferiore.
- Tendenze di Lungo Termine: Si osserva un trend generale verso anomalie positive crescenti, in particolare a partire dai primi anni 2000, con un aumento notevole e progressivo della presenza di vapore acqueo atmosferico. Questo fenomeno suggerisce un’atmosfera progressivamente più carica di umidità.
- Valori Estremi: Il grafico mostra picchi specifici di riduzione del vapore acqueo, rappresentati da barre marroni, che si alternano con anni di aumento significativo. L’anno 2024 si distingue per un picco eccezionale, con un incremento del 5% rispetto alla media, segnalando un livello record di vapore acqueo atmosferico.
Implicazioni Climatiche Significative:
- Effetti dell’Effetto Serra: L’incremento del vapore acqueo contribuisce all’effetto serra, in quanto il vapore acqueo è uno dei gas serra più efficaci. Un aumento prolungato del suo livello potenzia l’effetto serra naturale della Terra, accelerando il riscaldamento globale.
- Impatti su Precipitazioni ed Eventi Estremi: Con maggiore vapore acqueo, l’atmosfera ha la capacità di generare precipitazioni più intense e frequenti, incrementando il rischio di eventi meteorologici estremi come cicloni e inondazioni. Questo aspetto è cruciale per la pianificazione della gestione delle risorse idriche e della risposta agli eventi climatici estremi.
Conclusione: Il grafico fornisce un’illustrazione eloquente di come il vapore acqueo atmosferico sia variato significativamente nel corso degli anni e mette in evidenza l’urgenza di monitorare questi cambiamenti per anticipare e mitigare gli impatti correlati al cambiamento climatico. L’eccezionale aumento registrato nel 2024 enfatizza la tendenza verso condizioni atmosferiche più umide, potenzialmente portatrici di sfide e cambiamenti climatici ancora maggiori in futuro.

La Figura 12 presenta una mappa dettagliata delle anomalie e degli estremi nel contenuto di vapore acqueo totale nella colonna atmosferica per l’anno 2024. Le variazioni sono classificate mediante categorie di colore, che riflettono i percentili della distribuzione del vapore acqueo durante il periodo di riferimento 1991-2020. Gli estremi, identificati come ‘lowest’ e ‘highest’, sono determinati in base ai ranking che coprono il periodo dal 1992 al 2024. Questo strumento visivo è essenziale per comprendere le fluttuazioni regionali del vapore acqueo rispetto alla media storica, offrendo spunti cruciali sulle dinamiche atmosferiche globali.
Analisi delle Categorie di Colore sulla Mappa:
- Blu Scuro (“Highest”): Queste aree segnalano le concentrazioni più elevate di vapore acqueo, molto al di sopra della media del periodo di riferimento, indicando condizioni atmosferiche eccezionalmente umide.
- Blu (“Much higher than average”): Rappresenta regioni con significativi eccessi di vapore acqueo rispetto alla norma, potenzialmente associati a condizioni meteorologiche instabili e precipitazioni abbondanti.
- Azzurro (“Higher than average”): Denota leggere sopraelevazioni di vapore acqueo, che possono influenzare il clima locale in maniera moderata.
- Bianco (“Near average”): Queste zone mostrano livelli di vapore acqueo molto vicini alla media, suggerendo una stabilità relativa nelle condizioni atmosferiche.
- Giallo (“Lower than average”): Indica una riduzione del vapore acqueo, che può essere sintomo di condizioni atmosferiche più secche rispetto al solito.
- Arancione (“Much lower than average”): Queste aree hanno sperimentato una notevole carenza di umidità, potenzialmente risultando in condizioni di siccità.
- Rosso (“Lowest”): Segnala i valori più bassi di vapore acqueo, estremi nel contesto del periodo analizzato, associati a significative anomalie climatiche.
Implicazioni Climatiche delle Anomalie di Vapore Acqueo:
- Zone ad Alta Umidità (Categorie Blu): L’elevata presenza di vapore acqueo in queste regioni potrebbe contribuire a un aumento delle precipitazioni e alla formazione di fenomeni meteorologici estremi come cicloni e tempeste intense, influenzando non solo il clima locale ma anche equilibri climatici più ampi.
- Zone a Umidità Ridotta (Categorie Giallo e Arancione): La diminuzione del vapore acqueo in queste aree può portare a condizioni più aride, influenzando negativamente l’agricoltura, la disponibilità di risorse idriche e la biodiversità.
Conclusione: La Figura 12 fornisce un quadro chiaro e immediato delle variazioni regionali del vapore acqueo nell’anno 2024, mostrando come queste anomalie possano avere impatti significativi sul clima globale e sulle condizioni meteorologiche. Monitorare questi cambiamenti è vitale per la comprensione dei processi atmosferici e per la previsione degli impatti futuri del cambiamento climatico, sottolineando l’importanza di strategie di mitigazione e adattamento a fronte di una variabilità climatica crescente.
Analisi della Straordinaria Anomalia Termica Globale nei Bienni 2023-2024
Contesto Climatico e Tendenze di Lungo Periodo
Dall’ultimo quarto del XX secolo, specificamente dal 1970, il sistema climatico globale ha manifestato un’escalation nel riscaldamento atmosferico, con una progressione media quantificata in circa 0,2°C ogni decennio. Questo incremento termico si inserisce in un contesto più ampio di variazioni climatiche, caratterizzato da oscillazioni annuali naturali delle temperature medie globali, le quali possono variare fino a circa 0,3°C in risposta a dinamiche intrinseche del sistema climatico terrestre.
Il Ruolo degli Eventi El Niño
Un ruolo significativo nelle fluttuazioni termiche di breve termine è attribuito agli episodi di El Niño, fenomeni climatici che si manifestano con un aumento delle temperature superficiali delle acque del Pacifico equatoriale e hanno profonde ripercussioni sul clima globale. Nel corso degli ultimi decenni, si sono verificati diversi eventi di El Niño di intensità considerevole, con valori dell’Indice Niño Oceanico che hanno superato la soglia di 1,5°C. Questi eventi sono stati concomitanti con periodi biennali durante i quali le temperature globali hanno raggiunto livelli record, stabilendo nuovi standard di riscaldamento atmosferico.
Il Biennio 2023-2024: Un Punto di Svolta nel Riscaldamento Globale
I più recenti episodi di temperature eccezionalmente elevate si sono registrati nei bienni 2023 e 2024, durante i quali le misurazioni hanno confermato un’escalation senza precedenti delle medie termiche globali. Questi anni si sono distinti non solo per l’intensità degli eventi El Niño ma anche per la persistenza di condizioni climatiche estreme, delineando un chiaro segnale di un potenziale cambio di paradigma nel comportamento del sistema climatico globale. Le implicazioni di tali anomalie sono vastamente studiate per comprendere meglio le interazioni tra processi oceanici e atmosferici e per valutare le prospettive future del clima terrestre.
Considerazioni Finali
Il riscaldamento globale osservato nei bienni 2023 e 2024 solleva interrogativi critici riguardo la resilienza del nostro pianeta di fronte a cambiamenti climatici rapidi e intensi. La continuazione di ricerche approfondite e il monitoraggio costante delle dinamiche climatiche diventano quindi essenziali per informare adeguatamente le politiche ambientali e per preparare le società a gestire gli impatti di questi fenomeni globali.

La Figura 13 illustra dettagliatamente le variazioni della temperatura media globale rispetto al benchmark stabilito dal periodo pre-industriale (1850-1900), utilizzando dati aggregati da una serie di dataset storici e contemporanei. Questi dataset includono Berkeley Earth, HadCRUT5 e NOAAGlobalTemp, che forniscono registrazioni a partire dal 1850, GISTEMP dal 1880, ERA5 dal 1940 e JRA-3Q da settembre 1947. L’intento è di offrire una panoramica chiara sull’evoluzione del riscaldamento globale nel contesto delle fluttuazioni climatiche storiche.
Per assicurare la coerenza tra i diversi dataset, questi sono stati normalizzati per allineare le medie del periodo 1991–2020, utilizzando un offset medio di 0,88°C per correlare le temperature di questo periodo con quelle del lontano 1850–1900. La curva nera nel grafico rappresenta una stima delle variazioni climatologiche a lungo termine, offrendo una visione d’insieme delle tendenze sottostanti al di là delle variazioni annuali.
Le barre, sia rosse che blu, indicano le deviazioni annuali rispetto alla stima suddetta. Queste deviazioni sono cruciali per identificare gli anni in cui le temperature hanno superato o sottopassato le medie a lungo termine, evidenziando gli episodi di anomalie termiche significative. In particolare, il grafico mette in evidenza anni come il 1878, il 1944, e recentemente il 2024, nei quali le temperature hanno deviato notevolmente dalla norma climatologica, rispettivamente con incrementi di +0,33°C, +0,22°C e +0,22°C.
Questo tipo di visualizzazione grafica è fondamentale per comprendere la traiettoria del riscaldamento globale e per mettere in luce come episodi specifici si inseriscono nel contesto più ampio delle variazioni climatiche. Analizzare tali dati aiuta gli scienziati a valutare l’impatto delle attività umane sul clima e a prevedere le tendenze future, offrendo una base cruciale per le decisioni politiche e le strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici.
Valutazione delle Anomalie Climatiche nei Bienni 2023-2024: Un’Analisi Statistica di Deviazioni Climatiche Straordinarie
Per indagare gli eventi climatici rari, gli studiosi adottano un approccio statistico basato sulla media mobile, anziché affidarsi alla tradizionale media trentennale fissa. Tale metodo permette di rilevare con maggiore efficacia le anomalie annuali emergenti rispetto a uno sfondo climatologico in costante evoluzione.
L’applicazione di questa metodologia analitica alla temperatura media globale, calcolata aggregando i dati provenienti da molteplici dataset, ha permesso di confermare che i bienni 2023 e 2024 rientrano tra gli anni più caldi mai registrati nel contesto di un background climatico in trasformazione. Le uniche annualità che hanno mostrato un riscaldamento significativamente superiore rispetto allo stato climatologico di riferimento sono state il 1877 e il 1878, coincidenti con la cosiddetta “Grande Siccità” che tra il 1875 e il 1878 provocò la morte stimata di circa 50 milioni di persone in India, Cina, parti dell’Africa e del Sud America. Tale periodo fu influenzato da un robusto fenomeno El Niño nella regione tropicale orientale del Pacifico e da temperature superficiali del mare eccezionalmente elevate in altre aree, sebbene le lacune nella copertura dei dati rendano difficile una completa comparazione con i periodi 2023 e 2024. Anche l’anno 1944 emerge come particolarmente caldo, con una deviazione dallo sfondo climatico evolutivo leggermente superiore a quella del 2024.
La Figura 13 illustra inoltre l’intensificarsi del tasso di riscaldamento dello sfondo climatologico a partire dalla fine degli anni ’70. Si evidenzia un aumento del tasso di incremento della temperatura da 0,19°C per decennio, registrato a metà del periodo trentennale 1979-2008, a 0,24°C per decennio al termine del 2024. Questo rafforzamento del riscaldamento globale sottolinea l’urgente necessità di interventi mirati per mitigare gli effetti del cambiamento climatico e di politiche efficaci che prevedano adeguamenti strutturali e tecnologici per fronteggiare queste sfide ambientali.
Analisi dei Determinanti del Riscaldamento Climatico Negli Anni 2023 e 2024 e Proiezioni Future
Il periodo biennale 2023-2024 ha segnato un episodio di calore straordinario, influenzato da una serie di fattori climatici e antropogenici. L’evento El Niño verificatosi in questi anni, sebbene marcato da un picco dell’Indice Niño Oceanico di 2,0°C, non raggiunge l’intensità di eventi precedenti come quelli del 2015-2016, 1997-1998 e 1982-1983. Nonostante ciò, il suo impatto termico è stato significativo, contribuendo al riscaldamento osservato.
Al di là dell’El Niño, una porzione considerevole del riscaldamento atmosferico e dell’incremento dell’umidità nel 2023 e 2024 è derivata dalle anomalie delle temperature superficiali del mare (SST) presenti in vari bacini oceanici. Un ritardo nel ritorno a condizioni ENSO neutre nel 2024 ha ulteriormente prolungato gli effetti di questa fase calda.
Il riscaldamento accelerato indotto dall’attività umana ha giocato un ruolo cruciale, amplificato da una fase inusitatamente calda della variabilità oceanica che ha portato a anomalie senza precedenti delle SST in molteplici regioni. Tra gli altri fattori che hanno contribuito al riscaldamento del biennio vi sono:
- L’eruzione vulcanica di Hunga Tonga-Hunga Haʻapai (gennaio 2022): Questo evento ha generato un riscaldamento a causa dell’aumento del vapore acqueo stratosferico, contrapposto però da un effetto raffreddante dovuto agli aerosol emessi.
- Riduzione delle emissioni di diossido di zolfo da parte delle navi: Una minore presenza di aerosol ha ridotto l’albedo, facilitando un ulteriore riscaldamento.
- Diminuzione delle nubi a basso livello: Questo fenomeno ha permesso un maggiore assorbimento della radiazione solare, intensificando il riscaldamento del sistema climatico.
- Massimo del ciclo solare: Un aumento dell’energia solare raggiungente la Terra ha contribuito al riscaldamento globale.
- Meccanismo di feedback temperatura/vapore acqueo: L’aumento del vapore acqueo atmosferico ha potenziato l’effetto serra, incrementando la ritenzione di calore nell’atmosfera.
Prospettive per il 2025 e Successivi Le previsioni recenti del Met Office suggeriscono che il 2025 potrebbe classificarsi come il terzo, o addirittura il secondo, anno più caldo registrato a livello globale. Queste proiezioni rafforzano i risultati dell’Aggiornamento Climatico Globale Annuale alla Decennale della WMO per il periodo 2024-2028, che anticipava la possibilità che almeno un anno nel periodo indicato superasse di oltre 1,5°C i livelli del 1850-1900, stabilendo un nuovo record di calore. Si stima che un singolo anno possa raggiungere un incremento di 1,9°C rispetto al baseline del 1850-1900, con una probabilità del 47% che la media quinquennale superi la soglia critica di 1,5°C, sottolineando la persistenza del trend di riscaldamento globale e l’urgente necessità di interventi mitigativi efficaci.
Eventi Climatici Estremi a Livello Globale nel 2024: Impatti e Incidenze
Nel corso del 2024, il pianeta Terra ha registrato una serie notevole di eventi climatici estremi, che hanno interessato varie regioni con manifestazioni di ondate di calore, inondazioni, siccità e incendi boschivi. Questi fenomeni hanno avuto conseguenze significative non solo per la salute umana ma anche per la biodiversità degli ecosistemi e l’integrità delle infrastrutture.
Fenomeni Idrologici Estremi
Particolarmente notevoli sono state le inondazioni causate da precipitazioni intense, talvolta record, come quelle avvenute in California a gennaio, nei paesi del Golfo Persico ad aprile e nella Spagna orientale a ottobre. L’escalation di questi eventi idrometeorologici è stata ulteriormente aggravata dal transito di fiumi atmosferici, come osservato in California a febbraio, e da piogge monsoniche in Australia e nel Sud Asia durante le rispettive stagioni umide. L’azione combinata di vasti sistemi di bassa pressione e cicloni tropicali ha amplificato le inondazioni su larga scala.
Attività Ciclonica Globale
Secondo i dati provvisori di NOAA IBTrACS, il 2024 si è distinto per la formazione di 86 tempeste tropicali, con 43 di queste che hanno raggiunto la forza di ciclone tropicale e 22 classificate come grandi cicloni tropicali. Eventi significativi includono i cicloni che hanno causato inondazioni devastanti in diverse parti del mondo, tra cui il Ciclone Alvaro in Madagascar a gennaio e una serie di potenti sistemi tropicali che hanno colpito dall’Asia al Sud America lungo l’anno.
Impatto Europeo
L’Europa ha risentito di un’intensa attività di precipitazioni, dalla tempesta convettiva Boris che a settembre ha provocato inondazioni storiche in Europa centrale e orientale, fino al record di 12 tempeste nominate dal Met Office britannico, Met Éireann e KNMI per la stagione 2023-2024. Ciò segna il numero più elevato di tempeste nominate dal 2015, quando è stata introdotta la prassi di denominare le tempeste.
Ondate di Calore e Siccità Prolungata
Il 2024 ha anche visto numerose ondate di calore, con temperature che hanno spesso superato i precedenti record nazionali o locali in diverse regioni, tra cui il sud-est dell’Europa, il Nord Africa e il Medio Oriente. Inoltre, la mancanza prolungata di precipitazioni, spesso in concomitanza con estremi di temperatura elevata, ha colpito aree critiche come il bacino dell’Amazzonia e le zone umide del Pantanal.
Incendi Boschivi e Condizioni di Aridità
Le condizioni di aridità hanno facilitato lo scoppio di incendi boschivi in diverse regioni, con le Americhe che hanno subito il maggiore impatto. Secondo il Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS), il 2024 ha visto incendi di vegetazione su larga scala e persistenti in aree come il Canada e la Bolivia, con emissioni di carbonio derivanti dagli incendi che hanno raggiunto livelli record.
Dinamiche del Ghiaccio Marino nell’Artico e nell’Antartico nel 2024: Analisi e Implicazioni Climatiche
Durante il 2024, l’estensione del ghiaccio marino ha toccato livelli storicamente bassi, segnando un trend preoccupante in diverse regioni polari. Questa variazione ha mostrato impatti significativi tanto nell’Artico quanto nell’Antartico, con diverse implicazioni per il sistema climatico globale.
Riduzione del Ghiaccio Marino Antartico
Nell’Antartico, l’anno ha visto l’estensione del ghiaccio marino raggiungere valori eccezionalmente bassi. Specificatamente, il minimo annuale registrato a febbraio ha posizionato il 2024 come il terzo anno con l’estensione più bassa mai osservata nei record satellitari. A partire da giugno, ogni mese fino a novembre ha continuato a mostrare estensioni estremamente ridotte, con novembre che ha stabilito un nuovo record mensile di minima estensione. Tali anomalie sono state particolarmente pronunciate nel settore atlantico dell’Antartico, dove la copertura di ghiaccio marino è stata drasticamente inferiore rispetto alla norma. Questa riduzione ha contribuito a un aumento delle temperature superficiali dell’aria nella regione, creando condizioni atmosferiche insolitamente calde che hanno influito sulle temperature globali, elevando ulteriormente la media annuale.
Comportamento del Ghiaccio Marino Artico
Contrastando la situazione antartica, l’Artico ha mostrato un andamento leggermente diverso. Fino a giugno 2024, l’estensione del ghiaccio marino è stata prossima alla media del periodo 1991-2020, in linea con le osservazioni frequenti a partire dal 2021. Tuttavia, da luglio in poi, si è assistito a una marcata riduzione dell’estensione, con il minimo annuale a settembre che ha registrato la quinta estensione più bassa mai osservata nei record satellitari. Questo declino ha continuato fino alla fine dell’anno, culminando nell’estensione più bassa di dicembre mai registrata.
Implicazioni e Considerazioni Future
Il marcato declino del ghiaccio marino osservato nell’Artico dal 1980 contrasta con le anomalie negative persistenti e di grande entità osservate nell’Antartico solo a partire dal 2016. Questa divergenza nelle dinamiche del ghiaccio marino tra i due poli suggerisce l’influenza di fattori complessi, tra cui temperature oceaniche elevate e particolari schemi di circolazione atmosferica. La ricerca in corso è volta a decifrare ulteriormente questi meccanismi e a comprendere meglio come le interazioni tra oceano e atmosfera stiano modellando le tendenze osservate.
Il monitoraggio continuo del ghiaccio marino è cruciale per prevedere le future implicazioni climatiche. L’evoluzione del ghiaccio marino, sia nell’Artico che nell’Antartico, rimane un indicatore chiave del cambiamento climatico e della sua accelerazione, sottolineando la necessità di strategie di mitigazione efficaci e di politiche climatiche informate per affrontare queste sfide ambientali globali.

La Figura 14a illustra dettagliatamente l’evoluzione giornaliera dell’estensione del ghiaccio marino antartico, tracciando un arco temporale che va dal 1979 fino al 31 dicembre 2024. Questa rappresentazione grafica è cruciale per comprendere le dinamiche a lungo termine del ghiaccio marino e le sue implicazioni climatiche.
Nel grafico:
- La linea di colore blu scuro rappresenta l’estensione del ghiaccio marino nell’anno 2024, evidenziando come quest’anno abbia registrato livelli particolarmente bassi rispetto al passato recente.
- La linea di colore turchese identifica l’anno 2023, anch’esso caratterizzato da una riduzione notevole dell’estensione del ghiaccio marino rispetto alla media storica.
- La linea spessa grigia al centro del grafico rappresenta la mediana delle estensioni del ghiaccio marino per il periodo 1991-2020, funzionando da benchmark per valutare le deviazioni degli anni più recenti.
- Le linee più chiare che fluttuano attorno alla mediana illustrano la variabilità dell’estensione del ghiaccio dal 1978 al 2022, fornendo un contesto storico per le misurazioni più recenti.
Analisi dettagliata del grafico:
- La mediana del periodo 1991-2020 serve come riferimento per determinare se l’estensione del ghiaccio in un dato anno si colloca al di sopra o al di sotto della norma. Gli anni 2023 e 2024 mostrano chiaramente estensioni che sono ben al di sotto di questa mediana, segnalando una tendenza preoccupante verso una riduzione del ghiaccio.
- Particolarmente inquietante è il marcato declino osservato nel 2024, con l’estensione del ghiaccio che raggiunge minimi storici verso la fine dell’anno, superando i livelli già bassi del 2023.
- Le fluttuazioni stagionali sono evidenti, con il ghiaccio marino che generalmente raggiunge il suo minimo in febbraio e il suo massimo in settembre/ottobre. Tuttavia, il 2024 devia significativamente da questo schema, mostrando riduzioni drastiche che indicano un allontanamento dalle tendenze storiche.
Implicazioni:
- La diminuzione dell’estensione del ghiaccio marino influisce sul clima globale modificando l’albedo della Terra, ovvero la capacità di riflettere la luce solare. Superfici più scure dell’acqua libera assorbono più energia solare rispetto al ghiaccio, accelerando il riscaldamento regionale e, di conseguenza, globale.
- Le modifiche alla copertura del ghiaccio marino hanno anche ripercussioni sugli ecosistemi antartici, con potenziali impatti sulla biodiversità marina e sui modelli di circolazione oceanica.
In sintesi, il grafico evidenzia una riduzione preoccupante e continua dell’estensione del ghiaccio marino antartico, con il 2024 che si distingue come uno degli anni più critici in termini di perdita di ghiaccio. Questo trend di declino, in linea con le osservazioni degli ultimi anni, sottolinea l’urgente necessità di comprendere meglio le dinamiche del ghiaccio marino e di mitigare gli effetti del cambiamento climatico.

La Figura 14 illustra l’andamento giornaliero dell’estensione del ghiaccio marino artico dal 1978 al 31 dicembre 2024, offrendo un’analisi dettagliata delle variazioni stagionali e delle tendenze a lungo termine. Questa rappresentazione grafica è essenziale per valutare gli effetti del cambiamento climatico sull’ambiente polare.
Dettagli del grafico:
- La linea spessa grigia rappresenta la mediana dell’estensione del ghiaccio marino per il periodo 1991-2020. Questa funge da benchmark per confrontare l’estensione del ghiaccio marino nei singoli anni, evidenziando come le variazioni annuali si collochino rispetto a un intervallo di tempo di riferimento considerato stabile o normativo.
- Le linee grigie più sottili mostrano l’estensione del ghiaccio marino per ciascun anno dal 1978 al 2022, fornendo una visione complessiva della variabilità interannuale e delle tendenze di fondo che possono essere correlate con fenomeni climatici globali e regionali.
- La linea di colore turchese, rappresentante l’anno 2023, e la linea di colore blu scuro per l’anno 2024, permettono di osservare le fluttuazioni recenti e di confrontarle direttamente con il periodo mediano. Queste linee evidenziano una tendenza verso un’estensione ridotta del ghiaccio, particolarmente nei mesi estivi e autunnali, rispetto alla norma storica.
- La linea blu chiaro del 2012 è particolarmente significativa, mostrando uno degli anni con l’estensione più bassa mai registrata, enfatizzando l’impatto di condizioni climatiche estreme o eventi particolari su questa diminuzione.
Analisi delle Tendenze:
- Cicli Stagionali: Tipicamente, l’estensione del ghiaccio raggiunge il suo picco massimo in marzo e il minimo in settembre, rispecchiando il ciclo naturale delle stagioni nell’emisfero nord. Le anomalie rispetto a questi picchi forniscono indizi sul cambiamento climatico e sui suoi effetti accelerati in regioni sensibili come l’Artico.
- Confronto tra gli anni 2023 e 2024: Entrambi mostrano un’estensione inferiore alla mediana del 1991-2020, con il 2024 che continua a mostrare un declino marcato nell’estensione del ghiaccio, suggerendo un aggravamento delle condizioni che portano al restringimento del ghiaccio marino.
Implicazioni Climatiche:
- Impatto sulla riflettività della Terra (Albedo): La riduzione del ghiaccio marino diminuisce la superficie riflettente al polo, accelerando il riscaldamento globale a causa dell’assorbimento maggiore di radiazione solare da parte delle acque scure.
- Effetti sui Modelli Meteorologici e Oceanici: La diminuzione del ghiaccio influisce sulla circolazione atmosferica e oceanica, potenzialmente modificando schemi climatici a vasto raggio come la distribuzione delle precipitazioni e le correnti oceaniche.
- Implicazioni per la Biodiversità e gli Ecosistemi: Gli habitat naturali che dipendono dall’estensione del ghiaccio marino, come quelli di orsi polari e foche, sono direttamente influenzati dal suo declino, mettendo a rischio la sopravvivenza di queste specie.
In conclusione, la Figura 14 non solo documenta l’estensione del ghiaccio marino artico nel contesto di un quadro più ampio di riscaldamento globale, ma solleva anche questioni critiche riguardo le rapide modifiche ambientali nelle regioni polari e le loro conseguenze globali, evidenziando l’urgente necessità di interventi di mitigazione e di adattamento climatico.
Analisi delle Concentrazioni di Gas Serra nell’Atmosfera nel 2024
Nel corso del 2024, le concentrazioni atmosferiche dei principali gas serra, l’anidride carbonica (CO2) e il metano (CH4), hanno registrato livelli senza precedenti, stabilendo nuovi record storici. I dati satellitari, analizzati attraverso la media dell’intera colonna atmosferica, hanno evidenziato un incremento significativo delle concentrazioni di questi gas rispetto agli anni precedenti, confermando una tendenza di crescita preoccupante.
Dettagli delle Concentrazioni Atmosferiche
- Anidride Carbonica: La concentrazione media annuale di CO2 ha raggiunto i 422,1 parti per milione (ppm) nel 2024. Questo rappresenta un incremento di circa 2,9 ppm rispetto al precedente anno record del 2023, un aumento che supera la crescita di 2,5 ppm osservata dal 2022 al 2023. Tale tasso di crescita annuale è notevolmente più alto rispetto ai trend osservati negli ultimi anni, sottolineando una progressiva intensificazione nell’accumulo di CO2 nell’atmosfera terrestre.
- Metano: Per il metano, l’incremento annuale è stato di circa 3 parti per miliardo (ppb), con un intervallo di incertezza di +/- 2 ppb. Questo tasso di aumento è inferiore rispetto a quello registrato negli anni precedenti, dove, ad esempio, l’aumento dal 2022 al 2023 è stato doppio. Dopo un sostanziale aumento durante il ventesimo secolo, le concentrazioni di metano hanno mostrato una fase di plateau tra il 2000 e il 2006, seguita da una ripresa nella crescita.
Contesto Storico e Implicazioni
- Perspettive Storiche: Le concentrazioni di CO2 nel 2024 sono state le più alte mai registrate in almeno 2 milioni di anni, mentre quelle di metano superano qualsiasi livello raggiunto negli ultimi 800.000 anni. Questi dati mettono in luce la portata straordinaria e potenzialmente pericolosa dell’impatto umano sull’ambiente atmosferico del pianeta.
- Implicazioni Climatiche: L’aumento delle concentrazioni di questi gas serra è direttamente correlato all’intensificazione dell’effetto serra, il quale è una causa primaria del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici. L’incremento sostanziale di CO2 e CH4 non solo accelera il riscaldamento dell’atmosfera ma influisce anche su fenomeni meteorologici estremi, i cicli di crescita delle piante, e gli equilibri ecologici marini e terrestri.
Conclusione
L’analisi del 2024 offre un promemoria chiaro e urgente delle sfide poste dal cambiamento climatico, evidenziando la necessità critica di strategie globali efficaci per la riduzione delle emissioni di gas serra. Mentre il mondo continua a lottare con le implicazioni di tali aumenti, la ricerca e le politiche dovranno adattarsi rapidamente per mitigare gli effetti devastanti di queste tendenze in crescita su scala globale.

La Figura 15a rappresenta un’analisi dettagliata delle concentrazioni medie globali di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera, misurate mensilmente tramite dati satellitari per il periodo 2003-2024. Questo grafico è essenziale per comprendere le tendenze a lungo termine e le variazioni stagionali nei livelli atmosferici di CO2, fornendo un’indicazione chiara dell’impatto delle attività umane sul clima globale.
Analisi delle componenti del grafico:
- La linea tratteggiata rossa: Mostra le concentrazioni mensili di CO2, che variano stagionalmente. Queste fluttuazioni sono attribuibili ai cicli naturali di assorbimento e rilascio di CO2, legati principalmente ai processi biologici come la fotosintesi nelle piante e la respirazione degli organismi.
- La linea continua rossa: Indica la media mobile su 12 mesi delle concentrazioni di CO2. Questa media smussa la variabilità stagionale per evidenziare meglio la tendenza generale di aumento della CO2 nell’atmosfera, offrendo una visione più chiara dell’evoluzione a lungo termine delle concentrazioni di questo gas serra.
Evidenza di crescita sostenuta:
- Incremento costante: Il grafico segnala un incremento progressivo e sostenuto delle concentrazioni di CO2 da 372 ppm nel 2003 a 422.1 ppm nel 2024. L’incremento annuale dal 2023 al 2024 è stato di 2.9 ppm, leggermente superiore rispetto agli anni precedenti, indicando una possibile accelerazione nell’accumulo atmosferico di CO2.
- Superamento dei record storici: Nel 2024, le concentrazioni di CO2 hanno raggiunto il livello più alto mai registrato, con una media annuale di 422.1 ppm. Questo è un chiaro segnale dell’intensificarsi delle attività umane che emettono CO2, come la combustione di combustibili fossili e la deforestazione.
Implicazioni climatiche e ambientali:
- Riscaldamento globale: L’aumento delle concentrazioni di CO2 è direttamente correlato con l’intensificazione dell’effetto serra, che trattiene più calore nell’atmosfera terrestre e contribuisce al riscaldamento globale e ai cambiamenti climatici.
- Effetti ecologici e meteorologici: Le elevate concentrazioni di CO2 influenzano non solo il clima, ma anche i cicli dell’acqua, i modelli di crescita delle piante e la biodiversità, modificando gli ecosistemi terrestri e marini a livello globale.
In conclusione, la Figura 15a offre una rappresentazione visiva potente e chiarificatrice dell’escalation delle concentrazioni di CO2 nell’atmosfera globale, sottolineando la crescente urgenza di implementare strategie efficaci per la mitigazione delle emissioni di gas serra. La visualizzazione aiuta a sensibilizzare sulla necessità di interventi politici e tecnologici mirati a controllare e ridurre l’impatto ambientale delle attività antropogeniche.

La Figura 15 illustra con precisione la concentrazione atmosferica globale di metano (CH4) dal 2003 al 2024, fornendo una rappresentazione visiva dell’evoluzione dei livelli di questo potente gas serra. Questa analisi si basa su dati satellitari che monitorano la concentrazione media di metano attraverso la colonna atmosferica su scala globale, offrendo un’indicazione critica delle tendenze a lungo termine e delle variazioni stagionali.
Elementi chiave del grafico:
- Linea tratteggiata rossa: Questa linea mostra le concentrazioni mensili di metano. Le fluttuazioni osservate riflettono le variazioni stagionali, che sono influenzate da numerosi fattori ambientali, tra cui temperature, attività biologica e antropogenica.
- Linea continua rossa: Rappresenta la media mobile su 12 mesi delle concentrazioni di metano. L’utilizzo di una media mobile aiuta a levigare le fluttuazioni a breve termine e fornisce una visione più chiara della tendenza sottostante, che è fondamentale per comprendere il comportamento del gas nel contesto dei cambiamenti climatici.
Osservazioni Critiche:
- Trend di crescita: Il grafico evidenzia un aumento sostenuto e costante delle concentrazioni di metano, con una crescita che ha raggiunto un picco di 1897 ppb nel 2024. Questo incremento di 3 ppb rispetto al 2023 segnala una continua emissione di metano nell’atmosfera, a ritmi preoccupanti.
- Implicazioni Climatiche: Il metano è noto per il suo elevato potenziale di riscaldamento globale, superiore a quello dell’anidride carbonica nel breve termine. L’aumento delle sue concentrazioni rappresenta una minaccia significativa in termini di accelerazione del riscaldamento globale e di alterazione dei pattern climatici.
Importanza e Implicazioni del Grafico:
- Indicatori di Cambiamenti Climatici: L’analisi continuativa e l’interpretazione di questi dati sono essenziali per monitorare l’impatto delle politiche ambientali e per guidare gli interventi internazionali volti alla riduzione delle emissioni di gas serra.
- Necessità di Interventi Urgenti: La persistente crescita delle concentrazioni di metano sottolinea la necessità urgente di sviluppare strategie efficaci per il controllo delle emissioni, sia attraverso l’innovazione tecnologica che mediante la regolamentazione delle pratiche industriali, agricole e di gestione dei rifiuti.
In conclusione, la Figura 15 non solo documenta un incremento allarmante del metano atmosferico, ma funge anche da campanello d’allarme sulla rapidità con cui stiamo avanzando verso soglie climatiche critiche. Le tendenze illustrate richiedono una riflessione immediata e azioni concrete per mitigare gli effetti a lungo termine dei cambiamenti climatici, evidenziando l’importanza critica di rafforzare gli sforzi globali di mitigazione.
https://climate.copernicus.eu/global-climate-highlights-2024