Riassunto
Riassunto generale del report “Ringing in the new year with a warm Arctic” (NSIDC, 7 gennaio 2025)
Di seguito una panoramica dei principali punti trattati dal National Snow and Ice Data Center (NSIDC) riguardo alle condizioni dei ghiacci marini nell’Artico e in Antartide tra novembre e dicembre 2024, con uno sguardo al bilancio complessivo dell’anno appena concluso.
1. Un Artico insolitamente caldo
Temperature superiori alla media
Nel mese di dicembre 2024, l’Artico ha continuato a registrare temperature atmosferiche superiori alla media, proseguendo il trend osservato già a novembre. Soprattutto in prossimità dell’arcipelago artico canadese e della Groenlandia, le anomalie termiche hanno raggiunto valori fino a +8 °C rispetto ai dati storici. Tale persistenza di temperature elevate appare piuttosto insolita e suggerisce che siano entrati in gioco fattori atmosferici ricorrenti, come pattern di pressione e venti favorevoli all’afflusso di masse d’aria calda.
Pressione atmosferica e circolazione dei venti
Sia a novembre che a dicembre, le carte di pressione a livello del mare hanno evidenziato estesi centri di bassa pressione sul lato atlantico e pacifico dell’Artico, con un’area di alta pressione che si estendeva su Mare dei Ciukci e Mare di Beaufort. Non è ancora chiaro in che modo questi pattern di pressione siano collegati all’anomala fascia di calore registrata a nord dell’arcipelago canadese e della Groenlandia, ma si sospetta che possano contribuire al mantenimento di temperature così elevate.
2. Estensione dei ghiacci artici ai minimi record di dicembre
Dati satellitari e confronto con la media storica
Secondo il NSIDC, l’estensione media del ghiaccio marino artico a dicembre 2024 è stata di 11,42 milioni di chilometri quadrati, segnando il valore più basso mai registrato per questo mese nell’era satellitare. Rispetto al precedente record negativo di dicembre (nel 2016), si osserva un ulteriore calo di circa 40.000 chilometri quadrati. Il deficit rispetto alla media 1981-2010 è di ben 1,42 milioni di chilometri quadrati.
Aree con bassa formazione di ghiaccio
- Baia di Hudson e coste del Labrador: la crescita del ghiaccio è risultata notevolmente ritardata, replicando l’andamento già registrato a novembre.
- Mare di Barents settentrionale: anche qui i livelli di ghiaccio rimangono bassi, probabilmente a causa dell’ingresso di acque atlantiche più calde e di particolari configurazioni atmosferiche che favoriscono lo scioglimento o ne rallentano la formazione.
Trend di lungo periodo
Dal 1979 al 2024, il trend lineare di perdita del ghiaccio a dicembre è di circa 44.000 chilometri quadrati all’anno (pari a una riduzione del 3,4% per decennio rispetto alla media 1981-2010). In totale, dicembre ha perso circa 1,98 milioni di chilometri quadrati di ghiaccio, un’area corrispondente a tre volte la superficie del Texas.
3. Ripresa dei ghiacci in Antartide
Diminuzione più lenta rispetto alla media
Dopo i livelli minimi (o prossimi al record minimo) toccati tra ottobre e novembre 2024, i ghiacci antartici hanno iniziato a perdere estensione a un ritmo inferiore alla media stagionale, andando a “cancellare” il grande deficit che si era creato a inizio novembre. Alla fine di dicembre, la superficie coperta dai ghiacci in Antartide si è avvicinata ai valori tipici del periodo 1981-2010, evidenziando un’elevata variabilità anno su anno.
Ipotesi di “cambio di regime”
Alcuni scienziati hanno ipotizzato, dal 2016 in poi, l’ingresso dell’Antartide in un nuovo regime caratterizzato da estensioni fortemente ridotte, anche a causa di influenze oceaniche più marcate. Questa teoria si è rafforzata con i record negativi del 2017 e del 2023 (minimi assoluti stagionali), oltre che con i massimi inusualmente bassi registrati nello stesso periodo. Tuttavia, la parziale ripresa osservata a dicembre 2024 sembra mettere temporaneamente in dubbio la tesi di un regime permanente di bassi valori. Resta comunque prematuro trarre conclusioni definitive da una sola stagione.
Distribuzione regionale e polynya nel Mare di Weddell
- Weddell e Amundsen (parte occidentale): le estensioni dei ghiacci superano la media.
- Mare di Ross: i ghiacci si attestano su livelli leggermente inferiori alla media.
- Aree centrali: una polynya (una zona di acque libere dal ghiaccio) si è formata a metà dicembre nel Weddell centrale, indice di condizioni atmosferiche e oceaniche particolari.
- Concentrazioni di ghiaccio: sebbene l’estensione totale sia tornata nella media, le concentrazioni locali in alcune aree risultano insolitamente basse e potrebbero preannunciare rapidi cambiamenti durante l’estate australe.
4. Bilancio dell’anno 2024 nell’Artico
Settimo minimo di settembre nella serie storica
L’evento annualmente più monitorato nell’Artico è il minimo di estensione del ghiaccio di settembre. Nel 2024, il valore minimo giornaliero è stato di 4,28 milioni di chilometri quadrati (registrato l’11 settembre), settimo più basso nella serie storica. Si conferma il dato preoccupante che gli ultimi 18 anni (dal 2007 al 2024) corrispondono ai 18 minimi settembrini più ridotti mai registrati.
Perché non è stato registrato un nuovo record negativo
Contrariamente a chi si chiedeva se sarebbe caduto un nuovo primato negativo, le condizioni atmosferiche estive non sono state abbastanza calde o persistenti per innescare una fusione record. L’estensione massima del ghiaccio (fissata il 14 marzo 2024) si è collocata al quattordicesimo posto fra i livelli più bassi: da quel momento in poi, la perdita di ghiaccio da primavera a inizio estate è risultata moderata. Fasi di veloce scioglimento si sono alternate a periodi più stabili, non consentendo, alla fine, di superare il record minimo del 2012.
Peculiarità e aspetti regionali
- Formazione di ghiaccio “sporco”: lungo la costa nord-orientale della Russia, presso l’Isola di Wrangel, si è formato un blocco di ghiaccio di primo anno di colorazione scura, probabilmente trasportato dalle regioni più interne del mare di Laptev.
- Passaggi a Nord-Ovest (NWP): attraverso i canali dell’Arcipelago Artico Canadese, il ghiaccio si è sciolto rapidamente fino a settembre, favorendo un tratto navigabile sia per la rotta settentrionale (deep water) sia per quella meridionale (Passaggio di Amundsen). Qui, la fusione è stata facilitata da temperature alte e venti favorevoli.
- Baia di Hudson: ha sperimentato uno scioglimento anticipato a partire dalle coste orientali, una tendenza che si è protratta fino all’autunno, rendendo il riformarsi del ghiaccio molto lento (ancora incompleto alla fine di dicembre).
5. Conclusioni
Il report del NSIDC per fine 2024 e inizio 2025 evidenzia due aspetti chiave:
- Artico: anomalie termiche persistenti e bassi livelli di ghiaccio marino in molte aree, con un record negativo a dicembre e una tendenza al ribasso sempre più pronunciata nel lungo periodo. L’inverno artico è stato caratterizzato da temperature decisamente sopra la media, soprattutto in prossimità dell’arcipelago canadese e della Groenlandia.
- Antartide: dopo un prolungato periodo di estensioni molto al di sotto della media, nel dicembre 2024 il ghiaccio antartico ha recuperato rapidamente, raggiungendo livelli prossimi alla media climatologica. Questo evento suggerisce un’elevata variabilità interannuale ed evidenzia la complessità dei meccanismi di formazione e scioglimento dei ghiacci antartici, rendendo prematuro parlare di un regime di riduzione permanente basato solo sugli ultimi pochi anni.
In sostanza, sia nell’Artico sia nell’Antartide, i cambiamenti osservati si inseriscono in un quadro più ampio di variabilità climatica e di tendenze verso una riduzione generalizzata dei ghiacci, seppur con fluttuazioni regionali e stagionali che talvolta mascherano il segnale di lungo periodo. L’attenzione rimane alta sui prossimi mesi invernali per l’Artico e sulla stagione estiva per l’Antartide, poiché gli sviluppi futuri aiuteranno a comprendere meglio la portata e la continuità di queste tendenze.
Nel corso del mese di dicembre 2024, le temperature atmosferiche registrate sull’intero bacino dell’Oceano Artico hanno superato le medie storiche, proseguendo la tendenza già osservata nel mese di novembre. Questo incremento termico ha avuto ripercussioni significative sulle dinamiche del ghiaccio marino: infatti, l’estensione media del ghiaccio marino artico ha raggiunto il valore più basso mai documentato nella cronologia satellitare. Tale riduzione è principalmente attribuibile alla ritardata formazione del ghiaccio nella Baia di Hudson e alla ridotta estensione osservata nel Mare di Barents settentrionale. In Antartide, invece, il ritmo di declino del ghiaccio marino è stato inferiore alla media a partire dalla metà di novembre, compensando così le estensioni estremamente ridotte registrate nei mesi di ottobre e novembre e concludendo l’anno con valori prossimi alla media del trentennio 1981-2010.
Analisi Dettagliata delle Condizioni Ambientali L’analisi dell’estensione del ghiaccio marino artico per il mese di dicembre rivela una media di 11,42 milioni di chilometri quadrati (4,41 milioni di miglia quadrate), rappresentando la minima estensione per questo mese mai registrata dall’inizio delle osservazioni satellitari (vedi Figura 1a). Tale valore segue la terza minima estensione mensile, registrata a novembre 2024 (vedi Figura 1b). Specificatamente, l’estensione di dicembre si è posizionata 40.000 chilometri quadrati (15.000 miglia quadrate) al di sotto del precedente record minimo mensile, stabilito nel 2016, e ben 1,42 milioni di chilometri quadrati (548.000 miglia quadrate) sotto la media del trentennio 1981-2010.
Al termine del mese di dicembre, si è continuato a osservare un’estensione del ghiaccio marcatamente inferiore alla media in aree come la Baia di Hudson e al largo della costa del Labrador, in linea con le tendenze già note del mese di novembre. Analogamente, l’estensione ridotta nel Mare di Barents settentrionale è presumibilmente risultata dall’afflusso di acque atlantiche più calde verso la regione, un fenomeno amplificato da configurazioni di circolazione atmosferica particolarmente favorevoli. Questi fattori, insieme a una serie di complessi meccanismi di retroazione climatica, hanno contribuito a mantenere condizioni di calore anomale e a ridurre la formazione e la stabilità del ghiaccio marino nell’Artico.

La Figura 1 illustra la distribuzione spaziale del ghiaccio marino artico nel mese di dicembre 2024, con un’estensione complessiva quantificata in 11,42 milioni di chilometri quadrati. La linea magenta rappresenta la media dell’estensione del ghiaccio marino artico per il mese di dicembre, calcolata per il periodo 1981-2010. L’analisi di questa mappa mette in evidenza una marcata riduzione dell’estensione del ghiaccio marino rispetto alla media storica, sottolineando un’accentuata regressione delle masse ghiacciate in risposta alle dinamiche climatiche attuali.
La rappresentazione cartografica utilizza una gamma di grigi per delineare le diverse superfici: le masse terrestri sono indicate in un grigio scuro, il ghiaccio marino in un grigio più chiaro, mentre le acque oceaniche non ghiacciate sono visualizzate in blu. Questa differenziazione cromatica facilita l’identificazione visiva delle aree in cui il ghiaccio marino si è ridotto notevolmente al di sotto della media trentennale, in particolare lungo le coste della Baia di Hudson, nel Mare di Barents settentrionale e nelle vicinanze della Groenlandia.
Il diagramma è fornito dal National Snow and Ice Data Center, che compila e aggiorna l’Indice del Ghiaccio Marino, una risorsa essenziale per il monitoraggio continuo delle variazioni del ghiaccio marino e per la valutazione degli impatti a lungo termine delle alterazioni climatiche sul sistema criosferico artico. La visualizzazione grafica, come quella presentata, è cruciale per comprendere l’ampiezza e le implicazioni del ridimensionamento del ghiaccio marino, offrendo uno strumento diagnostico fondamentale per i ricercatori climatologici e per le politiche ambientali volte alla mitigazione degli effetti del riscaldamento globale.

La Figura 1b illustra dettagliatamente l’estensione del ghiaccio marino artico, espressa in milioni di chilometri quadrati, documentando le variazioni annue fino al 6 gennaio 2025. Questo grafico evidenzia l’area di oceano che presenta almeno il 15% di copertura ghiacciata, offrendo una comparazione longitudinale attraverso diverse serie temporali annue, oltre a un anno record per il minimo storico dell’estensione del ghiaccio.
Le traiettorie colorate delineano le estensioni del ghiaccio marino per i seguenti intervalli temporali:
- In blu (2024-2025): rappresenta l’estensione del ghiaccio marino per l’anno corrente, fino al 6 gennaio 2025.
- In verde (2023-2024): documenta i dati relativi all’anno precedente.
- In arancione (2022-2023): indica i dati riferiti a due anni fa.
- In marrone (2021-2022): fornisce le informazioni riguardanti l’estensione del ghiaccio tre anni fa.
- In magenta (2020-2021): mostra l’estensione del ghiaccio quattro anni fa.
- Marrone tratteggiato (2012-2013): evidenzia l’anno del record minimo storico dell’estensione del ghiaccio.
La linea grigia scura mostra la mediana dell’estensione del ghiaccio marino tra il 1981 e il 2010, funzionando come benchmark per valutare le anomalie nelle estensioni recenti rispetto a tale intervallo storico. Le aree in grigio, che circondano la linea mediana, indicano gli intervalli interquartile e interdecile, rappresentando la variabilità dell’estensione del ghiaccio durante quel periodo di trent’anni.
Il grafico mette in evidenza una tendenza decrescente nelle estensioni del ghiaccio marino, in particolare nelle registrazioni più recenti, suggerendo una continua e significativa riduzione della copertura ghiacciata nell’Artico. Questa osservazione è di cruciale importanza per quantificare le implicazioni del riscaldamento globale sulla criosfera artica e per comprendere le dinamiche di cambiamento climatico in una delle regioni più sensibili del pianeta. La visualizzazione offre un quadro essenziale per gli studi climatologici e per la formulazione di strategie di mitigazione e adattamento alle mutate condizioni ambientali.
Analisi delle Condizioni Climatiche Artiche in Contesto
Nel mese di dicembre, le rilevazioni delle temperature atmosferiche al livello dei 925 millibar (equivalente a circa 760 metri sopra il livello del mare) hanno evidenziato valori superiori alla media su vasta scala sull’intero Oceano Artico. Questo schema termico presenta notevoli similitudini con le configurazioni osservate nel mese di novembre, come dimostrato dalle Figure 2a e 2b. È particolarmente rilevante la persistenza di un’ampia zona di anomalie termiche positive a nord dell’Arcipelago Artico Canadese e della Groenlandia, dove le temperature hanno superato la media di fino a 8 gradi Celsius (14 gradi Fahrenheit), replicando le condizioni già osservate nel mese precedente. Un altro fenomeno degno di nota, sebbene meno marcato, riguarda l’area di calore anomalo localizzata sull’est della Baia di Hudson, una regione dove la formazione del ghiaccio marino non si è ancora verificata. Questa peculiarità è indicativa di intensi scambi termici e di umidità dall’acqua libera verso l’atmosfera.
La continuità di tali condizioni termiche elevata è considerata insolita, almeno da un punto di vista qualitativo. Questi pattern termici regionali sono influenzati in modo significativo dai modelli di circolazione atmosferica locale, che a loro volta hanno mostrato similitudini nei mesi di novembre e dicembre. In entrambi i periodi, si sono evidenziati robusti centri di bassa pressione situati sui versanti atlantico e pacifico dell’Artico, accompagnati da un’alta pressione che si estendeva lungo i mari di Chukchi e Beaufort, come illustrato nelle Figure 2c e 2d. Tuttavia, rimane incerta la correlazione precisa tra questi schemi di pressione e la persistente anomalia di calore a nord dell’Arcipelago Artico Canadese e della Groenlandia, richiedendo ulteriori indagini per comprendere le dinamiche sottostanti e le loro implicazioni climatiche a lungo termine.

La Figura 2a rappresenta un’analisi dettagliata delle anomalie termiche nell’atmosfera artica per il mese di dicembre 2024, registrate a un livello di pressione barometrica di 925 hPa, equivalente a circa 760 metri sopra la superficie terrestre. Il diagramma utilizza una gamma cromatica per indicare le deviazioni dalla temperatura media stagionale, dove le tonalità di giallo e rosso denotano valori termici superiori alla norma, mentre i colori blu e viola identificano temperature inferiori alla media.
Nell’ambito di questa visualizzazione, le regioni che mostrano colorazioni blu e viola, prevalentemente posizionate nella parte superiore destra del grafico, evidenziano anomalie termiche negative con valori che possono scendere fino a -9 gradi Celsius rispetto alla media. Queste aree rappresentano zone di notevole freddo rispetto alle condizioni medie attese per il periodo in esame.
In contrasto, le aree rappresentate in tonalità di giallo e rosso, particolarmente concentrate al centro e verso il lato sinistro della proiezione, segnalano anomalie termiche positive, con alcune zone che registrano temperature fino a 9 gradi Celsius superiori alla media. Questi dati indicano una presenza significativa di calore anomalo, che potrebbe avere implicazioni dirette sul ritmo di fusione del ghiaccio marino e sulle dinamiche meteorologiche regionali.
L’eterogeneità delle temperature mostrata in questa mappa è di fondamentale importanza per gli studi climatologici, poiché fornisce una chiara indicazione delle variazioni termiche significative all’interno della regione artica. Comprendere queste anomalie è cruciale per valutare gli impatti delle variazioni climatiche in atto e per formulare previsioni più accurate riguardo le tendenze future del clima artico e le sue interazioni con i sistemi climatici globali.

La Figura 2b offre un’analisi dettagliata delle anomalie termiche nell’Artico per il mese di novembre 2024, registrate a un livello di pressione atmosferica di 925 hPa, che corrisponde a circa 760 metri sopra il livello del mare. Il diagramma utilizza una scala di colori per delineare le deviazioni rispetto alle temperature medie storiche, impiegando tonalità di giallo e rosso per segnalare temperature superiori alla norma e sfumature di blu e viola per indicare valori inferiori alla media.
Le zone rappresentate in giallo e rosso, che denotano un riscaldamento significativo rispetto alla media, sono prevalenti al centro e si estendono verso la destra della mappa. Questo indica che durante novembre, vaste aree dell’Artico hanno sperimentato condizioni termiche notevolmente più elevate rispetto alla normativa stagionale. Tale fenomeno potrebbe essere correlato a vari fattori, tra cui anomalie nella circolazione atmosferica o variazioni nelle correnti oceaniche che trasportano acque più calde nelle regioni polari.
Al contrario, le regioni colorate di blu e viola, che rappresentano temperature al di sotto della media, sono concentrate prevalentemente nelle zone periferiche del grafico, soprattutto nella parte superiore e a sinistra. Questo pattern suggerisce che alcune aree periferiche dell’Artico hanno mantenuto o addirittura intensificato le loro condizioni di freddo rispetto alle medie storiche, possibilmente a causa di persistenze di masse d’aria più fredde o di minor ricezione di influenze calde oceaniche o aeree.
Questa mappatura dettagliata delle anomalie termiche è essenziale per gli studi climatologici, poiché fornisce indicazioni cruciali sulle variazioni climatiche regionali nell’Artico. Comprendere queste dinamiche termiche è fondamentale per anticipare i cambiamenti climatici futuri e per sviluppare strategie di mitigazione e adattamento efficaci di fronte a un ambiente in rapida evoluzione.

La Figura 2c presenta una rappresentazione dettagliata della distribuzione della pressione media al livello del mare nell’Artico per il mese di dicembre 2024, espressa in millibar. La mappa utilizza una scala cromatica per distinguere tra le varie intensità di pressione atmosferica: le tonalità di giallo e rosso denotano regioni di alta pressione, mentre i colori blu e viola indicano zone di bassa pressione.
L’analisi della mappa mostra un dominio di bassa pressione (illustrato in blu e viola) esteso su gran parte del settore centrale e settentrionale dell’Artico. Questa estesa area di bassa pressione è indicativa di una significativa instabilità atmosferica, la quale può facilitare lo sviluppo di condizioni meteorologiche avverse, quali la formazione di sistemi nuvolosi e precipitazioni frequenti. Le dinamiche associate a queste aree di bassa pressione sono cruciali per comprendere le interazioni tra le varie componenti atmosferiche e la modulazione dei fenomeni meteorologici nella regione.
In contrasto, le aree colorate in giallo e rosso, che si localizzano prevalentemente ai margini esterni della visualizzazione, rappresentano zone di alta pressione. Queste aree sono spesso correlate a condizioni meteorologiche più stabili, incluse minori probabilità di precipitazioni e cieli più sereni. Un’alta pressione notevole è evidente nell’estrema parte destra della mappa, suggerendo un’area di significativa stabilità atmosferica.
La configurazione della pressione al livello del mare, come rappresentata in questa figura, è essenziale per gli studiosi di meteorologia e climatologia che analizzano i pattern di circolazione atmosferica e le condizioni climatiche prevalenti nell’Artico. La comprensione di questi schemi di pressione aiuta a prevedere le modificazioni meteorologiche e a valutare le implicazioni a lungo termine per il clima artico e globale.

La Figura 2d illustra la distribuzione della pressione media al livello del mare nell’Artico per il mese di novembre 2024, misurata in millibar. Utilizzando una scala cromatica, il grafico differenzia le aree di alta e bassa pressione atmosferica, con tonalità di giallo e rosso che indicano regioni di alta pressione, mentre i colori blu e viola rappresentano zone di bassa pressione.
L’analisi dettagliata della mappa rivela una predominanza di un vasto sistema di bassa pressione, evidenziato in viola, che occupa gran parte del nucleo centrale dell’Artico. Questa estensione significativa di bassa pressione è indicativa di una pronunciata instabilità atmosferica, che può facilitare lo sviluppo di condizioni meteorologiche turbolente, inclusa la formazione frequente di sistemi nuvolosi e precipitazioni intense. Le dinamiche di bassa pressione sono cruciali per la modulazione delle correnti d’aria e possono avere un impatto diretto sulla temperatura superficiale e sui modelli di precipitazione nell’Artico.
Contemporaneamente, la presenza di sistemi di alta pressione, visualizzati in giallo e rosso, è evidente ai margini della mappa e in punti isolati all’interno della regione. Queste aree di alta pressione sono generalmente associate a condizioni meteorologiche più stabili, che tendono a sopprimere la formazione di nuvole e a ridurre le probabilità di precipitazioni, risultando in cieli più sereni e condizioni atmosferiche più secche.
Questa configurazione di pressione al livello del mare è fondamentale per gli studi climatologici, poiché fornisce una visione complessiva dei meccanismi di circolazione atmosferica dominanti nella regione artica durante il mese di novembre. La comprensione di questi pattern di pressione è essenziale per prevedere le tendenze meteorologiche e climatiche future, oltre a offrire spunti significativi per la pianificazione di risposte e interventi in relazione agli impatti del cambiamento climatico nell’Artico.
Analisi della Tendenza Decennale dell’Estensione del Ghiaccio Marino Artico a Dicembre dal 1978 al 2024
Il grafico illustra l’andamento dell’estensione del ghiaccio marino artico nel mese di dicembre, dal 1978 al 2024. La linea blu rappresenta la tendenza lineare di diminuzione dell’estensione del ghiaccio, con un tratto tratteggiato che indica l’assenza di dati in alcuni anni specifici. La tendenza decrescente è stata quantificata attraverso un’analisi statistica che evidenzia una perdita media di 44.000 chilometri quadrati per anno, equivalente a una riduzione del 3,4% per decennio rispetto alla media del periodo 1981-2010.
Basandosi su questa tendenza lineare, si stima che, a partire dal 1979 fino al dicembre 2024, l’Artico abbia subito una riduzione complessiva di 1,98 milioni di chilometri quadrati di ghiaccio marino, una superficie equivalente a circa tre volte la grandezza del Texas. Questo calo significativo sottolinea la rapida diminuzione del ghiaccio marino artico, rappresentando una chiara manifestazione dei cambiamenti climatici in atto.
L’osservazione di questa tendenza di lungo termine è cruciale per comprendere le dinamiche di alterazione dell’habitat artico e le sue implicazioni sulle dinamiche climatiche globali. La riduzione dell’estensione del ghiaccio marino ha vasti effetti sugli ecosistemi artici, influenzando la biodiversità, le rotte di navigazione marittima e le interazioni tra oceano e atmosfera. Inoltre, la diminuzione del ghiaccio marino accelera il processo di riscaldamento globale attraverso il meccanismo dell’albedo, in cui superfici più scure assorbono maggiore energia solare rispetto alle superfici chiare del ghiaccio.
L’analisi continuata di questi dati è essenziale per sviluppare strategie efficaci di mitigazione e adattamento alle nuove condizioni climatiche, sottolineando la necessità di politiche ambientali proattive per gestire e potenzialmente mitigare gli impatti del cambiamento climatico.

Rallentamento della Riduzione del Ghiaccio Marino in Antartide
La dinamica di contrazione del ghiaccio marino antartico ha mostrato una decelerazione significativa dopo un periodo esteso di minime giornaliere, record o quasi, registrate nei anni 2023 e 2024. Durante i mesi di novembre e dicembre, che corrispondono alla fase media e avanzata della primavera nell’emisfero meridionale, il tasso medio di riduzione del ghiaccio marino è risultato notevolmente inferiore rispetto alla media storica. Specificatamente nel 2024, la perdita giornaliera di ghiaccio marino si è attestata a 140.000 chilometri quadrati (54.000 miglia quadrate), rispetto alla media del periodo 1981-2010 di 165.000 chilometri quadrati (64.000 miglia quadrate). Questo ha permesso di annullare un deficit di 1,6 milioni di chilometri quadrati (618.000 miglia quadrate) riscontrato all’inizio di novembre (come illustrato nella Figura 4a). Entro la fine di dicembre, l’estensione del ghiaccio è tornata approssimativamente ai livelli medi del periodo 1981-2010 (Figura 4b), evidenziando un’alta variabilità nell’estensione del ghiaccio marino antartico.
Dal 2016, anno in cui le estensioni al di sotto della media sono divenute persistenti, la comunità scientifica ha iniziato a considerare l’ipotesi che il ghiaccio marino antartico potesse essere entrato in un nuovo regime di estensione notevolmente ridotta, influenzato dalle dinamiche oceaniche. Le ipotesi di un cambio di regime si sono rafforzate a seguito dei minimi record del 2017 e del 2023, e dei massimi estremamente bassi nel 2023 e quasi record nel 2024. Nonostante ciò, il recente rallentamento nella perdita di estensione osservato nel dicembre solleva alcuni interrogativi su questa teoria. Sebbene le estensioni del ghiaccio marino siano state consistentemente al di sotto della media dal 2016, nel 2021 e nel 2022 si sono verificati periodi di estensioni vicine o persino superiori alla media. Questo intervallo temporale, dal 2016 al 2024, è tuttavia troppo breve per confermare con certezza un cambio di regime, e un singolo mese in cui l’estensione si avvicina alla media non è sufficiente per invalidare completamente questa ipotesi.
A livello regionale, l’estensione del ghiaccio marino era superiore alla media nelle zone occidentali dei Mari di Weddell e Amundsen, e leggermente inferiore alla media nel Mare di Ross, con estensioni vicine alla media in altre regioni. È rilevante segnalare la formazione di una polynya, un’area persistente di acqua aperta, nella parte centro-settentrionale del Mare di Weddell a metà dicembre, precisamente intorno ai 65 gradi sud e 45 gradi ovest. In generale, le concentrazioni di ghiaccio marino sono risultate basse su ampie zone del pack, situazione che, combinata con indicazioni di una primavera calda e un’intensa fusione superficiale sul continente, prefigura un’estate di particolare interesse climatologico.

Analisi Dettagliata dell’Estensione del Ghiaccio Marino Antartico fino al 6 Gennaio 2025
La Figura 4a presenta un’analisi comparativa dell’estensione del ghiaccio marino antartico, evidenziando i dati giornalieri dal 2020 al 2025, insieme all’anno di record storico. Questo grafico utilizza una diversificata paletta cromatica per distinguere gli anni analizzati, facilitando l’interpretazione longitudinale delle variazioni annuali e stagionali del ghiaccio marino:
- Blu (2024-2025): rappresenta l’estensione del ghiaccio marino per l’anno più recente, mostrando le tendenze attuali.
- Verde (2023-2024): fornisce i dati relativi all’anno precedente, utile per confronti diretti con l’anno corrente.
- Arancione (2022-2023): visualizza l’estensione del ghiaccio marino due anni fa, permettendo analisi di medio termine.
- Marrone (2021-2022): offre una visione dell’estensione tre anni fa, contribuendo alla comprensione delle tendenze pluriennali.
- Magenta (2020-2021): indica i dati di cinque anni fa, ulteriormente arricchendo la comprensione delle variazioni decennali.
- Marrone tratteggiato (2014-2015): evidenzia l’anno di massimo record per l’estensione del ghiaccio, servendo come benchmark per valutazioni estreme.
La linea grigia scura rappresenta la mediana dell’estensione del ghiaccio marino tra il 1981 e il 2010, utilizzata come riferimento standard per valutare le anomalie attuali e passate. Le aree grigie circostanti, che denotano gli intervalli interquartile e interdecile, illustrano la variabilità storica dei dati e forniscono un contesto per la valutazione della significatività delle deviazioni annuali dall’estensione media.
Questo grafico è essenziale per gli studi climatologici, in quanto permette di tracciare le fluttuazioni nell’estensione del ghiaccio marino antartico e di identificare pattern di cambiamento a lungo termine. Attraverso l’osservazione di queste tendenze, è possibile inferire gli impatti delle dinamiche climatiche e oceanografiche globali sulla criosfera antartica. Inoltre, il monitoraggio continuo dell’estensione del ghiaccio marino è cruciale per prevedere le ripercussioni future sulle correnti oceaniche, sui livelli del mare e sugli ecosistemi polari.

Analisi Dettagliata dell’Estensione del Ghiaccio Marino Antartico al 31 Dicembre 2024
La Figura 4b illustra l’estensione del ghiaccio marino antartico alla fine del mese di dicembre 2024, quantificata in 7,32 milioni di chilometri quadrati (2,83 milioni di miglia quadrate). Il grafico incorpora una rappresentazione visuale dell’estensione del ghiaccio rispetto alla mediana del periodo di riferimento 1981-2010, marcata con una linea color magenta.
Dettagli della Mappa:
- Linea Magenta: Questa linea rappresenta la mediana dell’estensione del ghiaccio marino per il mese di dicembre durante il periodo storico 1981-2010, servendo come benchmark per valutazioni comparative dell’attuale estensione del ghiaccio.
- Estensione Attuale in Grigio: L’area colorata in grigio mostra la distribuzione effettiva del ghiaccio marino attorno al continente antartico al termine del 2024, permettendo di osservare le aree dove l’estensione del ghiaccio ha subito variazioni rispetto alla norma storica.
- Mediana Storica in Arancione: Le zone delineate in arancione indicano le posizioni della mediana storica, evidenziando le regioni in cui l’estensione del ghiaccio si è ridotta o alterata rispetto al passato.
- Aree con Dati Mancanti in Giallo: Queste aree segnalano la mancanza di dati o la non rilevabilità del ghiaccio marino, importanti per riconoscere le limitazioni nella copertura dei dati satellitari.
Importanza della Mappa: Questa visualizzazione è fondamentale per i climatologi e gli scienziati ambientali, poiché offre una prospettiva immediata delle tendenze attuali dell’estensione del ghiaccio marino rispetto ai dati storici. Analizzare queste variazioni permette di tracciare le fluttuazioni annuali e stagionali del ghiaccio marino e di valutare l’impatto dei cambiamenti climatici sulla criosfera antartica. La comprensione dettagliata di queste tendenze è essenziale per prevedere le future dinamiche climatiche e per pianificare adeguatamente le risposte a lungo termine ai cambiamenti ambientali globali.
Riepilogo Annuale: Analisi del Ciclo Stagionale del Ghiaccio Marino Artico e Antartico nel 2024
L’evento più rilevante nel ciclo stagionale del ghiaccio marino artico è rappresentato dal minimo stagionale di settembre, che nel 2024 è stato registrato l’11 settembre con un’estensione giornaliera minima di 4,28 milioni di chilometri quadrati (1,65 milioni di miglia quadrate). Questo dato rappresenta il settimo minimo più basso mai documentato nella cronologia satellitare. È importante sottolineare che, negli ultimi 18 anni, dal 2007 al 2024, si sono registrate le 18 estensioni minime più basse nella storia delle osservazioni satellitari, evidenziando una chiara tendenza alla diminuzione del ghiaccio artico.
Un interrogativo frequente è: “Perché non è stato raggiunto un nuovo record minimo?” La risposta risiede principalmente nei modelli meteorologici estivi che hanno influenzato la dinamica della fusione del ghiaccio. Il massimo annuale di estensione del ghiaccio marino artico nel 2024, registrato il 14 marzo, è stato il quattordicesimo più basso nella cronologia satellitare, con un valore di 15,01 milioni di chilometri quadrati (5,80 milioni di miglia quadrate). La perdita stagionale di ghiaccio durante la primavera e l’inizio dell’estate è stata moderata. Durante i mesi di luglio e nella prima metà di agosto, il ritmo di perdita di ghiaccio è stato relativamente rapido rispetto agli anni recenti, ma verso la fine di agosto è emerso chiaramente che non sarebbe stato raggiunto alcun nuovo record minimo. Le temperature estive non sono mai state sufficientemente alte da sollevare preoccupazioni per un record minimo a settembre.
Le esperienze passate suggeriscono che una rapida perdita estiva del ghiaccio marino sia favorita dalla presenza di alta pressione sull’Oceano Artico, che crea condizioni calde sia attraverso cieli sereni sia tramite venti che trasportano aria calda nella regione artica. Tuttavia, la circolazione atmosferica dell’estate 2024 si è rivelata altamente variabile, alternando periodi con modelli favorevoli a una rapida perdita di ghiaccio a fasi meno favorevoli.
Nonostante l’assenza di un nuovo record minimo, il 2024 ha presentato alcune peculiarità significative. Un aspetto unico è stata la presenza di ghiaccio compatto di primo anno nella regione nord-orientale della Russia, vicino all’Isola di Wrangel. Questo ghiaccio, definito “sporco” a causa della sua origine dai banchi continentali del Mare di Laptev, è sopravvissuto alla stagione di fusione, rappresentando un fenomeno insolito.
Nel frattempo, il ghiaccio marino nei Passaggi a Nord-Ovest (NWP) attraverso i canali dell’Arcipelago Artico Canadese è diminuito rapidamente durante il mese di settembre, nonostante l’afflusso di ghiaccio dal nord. Alla fine della stagione di fusione, sia il Passaggio a Nord-Ovest settentrionale (acque profonde) sia quello meridionale (rotta di Amundsen) erano sostanzialmente liberi da ghiaccio. Questo fenomeno è attribuibile alle condizioni di caldo persistenti che hanno prevalso nei canali dell’Arcipelago Artico Canadese. Inoltre, nella Baia di Hudson si è osservata una fusione insolitamente precoce che si è propagata da est verso ovest, guidata da condizioni calde e da venti favorevoli. Parte della Baia di Hudson, come già osservato, deve ancora congelarsi.
Spostandosi brevemente all’Antartide, le speculazioni secondo cui il continente avesse intrapreso un nuovo regime caratterizzato da una significativa riduzione del ghiaccio marino a causa di influenze oceaniche sembrano, almeno temporaneamente, essersi attenuate. Questa pausa nelle dinamiche di riduzione rappresenta un elemento di riflessione, sebbene il monitoraggio a lungo termine resti fondamentale per comprendere la complessità e la variabilità del sistema criosferico globale.