Una Breve Sosta Invernale Mentre la crescita del ghiaccio marino autunnale è in pieno corso, non sono insolite brevi pause. A partire dal 22 novembre, la crescita del ghiaccio si è quasi completamente arrestata per cinque giorni a causa di una serie di tempeste che hanno indirizzato un flusso di aria atmosferica calda e umida verso l’Artico.

Panoramica delle Condizioni L’estensione del ghiaccio marino artico per novembre 2023 è stata in media di 9,66 milioni di chilometri quadrati (3,73 milioni di miglia quadrate), uguagliando il 2006 come il settimo valore più basso nel record satellitare di 45 anni (Figura 1a). In generale, durante il mese di novembre, l’estensione del ghiaccio è aumentata di 70.800 chilometri quadrati (27.300 miglia quadrate) al giorno, un ritmo leggermente superiore alla media del periodo 1981-2010 di 69.500 chilometri quadrati (26.800 miglia quadrate) al giorno (Figura 1b). La formazione di ghiaccio si è temporaneamente arrestata a partire dal 22 novembre, quando diversi cicloni hanno portato aria calda e umida nell’Atlantico settentrionale. I forti venti hanno aiutato a spostare il bordo del ghiaccio nei mari di Groenlandia orientale e di Barents verso nord, limitando la formazione di nuovo ghiaccio. Un ciclone nel Mare di Bering in questo periodo ha anche spinto il bordo del ghiaccio verso il polo nel Mare dei Ciukci. La crescita del ghiaccio in novembre è avvenuta lungo tutti i margini dell’Oceano Artico, con una predominanza di crescita nella Baia di Baffin e nel Mare meridionale di Beaufort.

Una pausa nella crescita del ghiaccio a novembre si è verificata tre volte in passato: dal 3 all’8 novembre 2013, dal 13 al 20 novembre 2016 e ora dal 19 al 24 novembre 2023. Questi eventi sono rari, ma non senza precedenti.

La figura è una mappa che illustra l’estensione del ghiaccio marino nell’Artico durante il mese di novembre del 2023. Al centro della mappa, l’Artico è rappresentato in un colore bianco, che denota la calotta glaciale permanente. Intorno a questa area centrale, un’ampia zona in grigio scuro mostra la distesa di ghiaccio marino che si estende verso le masse terrestri circostanti, tra cui parti del Nord America, dell’Europa e dell’Asia.

Una linea magenta ben definita segue il contorno del ghiaccio, segnando la media dell’estensione del ghiaccio marino artico tra il 1981 e il 2010 per il mese di novembre, funzionando come un punto di riferimento per confrontare l’attuale estensione del ghiaccio con le medie storiche. Questo confronto visivo è un indicatore chiave per valutare le variazioni e le tendenze a lungo termine nel ghiaccio marino, che sono importanti per capire i cambiamenti climatici.

Nella parte inferiore dell’immagine, un testo fornisce dettagli quantitativi, indicando che l’estensione totale del ghiaccio marino nell’Artico nel novembre 2023 era di 9,7 milioni di chilometri quadrati. La figura è accompagnata da una didascalia che specifica che l’estensione del ghiaccio marino era di 9,66 milioni di chilometri quadrati, o 3,73 milioni di miglia quadrate, evidenziando una leggera discrepanza rispetto al numero arrotondato fornito nella descrizione dell’estensione totale.

Infine, il credito posto in fondo alla figura attribuisce il National Snow and Ice Data Center come la fonte dei dati e della mappa, suggerendo che ulteriori informazioni sui dati possono essere ottenute attraverso le loro risorse. La mappa serve come uno strumento visivo per comunicare le ricerche scientifiche al pubblico e ai decisori, enfatizzando l’importanza di monitorare e comprendere le dinamiche del nostro clima in evoluzione.

Il grafico rappresenta l’estensione del ghiaccio marino artico nel corso del tempo, specificamente da agosto a dicembre degli anni dal 2019 al 2023. Ecco una spiegazione degli elementi presenti nel grafico:

  1. Asse X (Tempo): Questo asse copre i mesi da agosto a dicembre, che tipicamente includono il periodo in cui il ghiaccio marino artico raggiunge la sua estensione minima e inizia a crescere nuovamente con il calo delle temperature.
  2. Asse Y (Estensione del Ghiaccio): Questo asse misura l’estensione del ghiaccio marino in milioni di chilometri quadrati. L’estensione del ghiaccio marino è definita come l’area dell’oceano con almeno il 15% di ghiaccio marino.
  3. Linee che Rappresentano gli Anni:
    • 2023: Indicato in blu.
    • 2022: Indicato in verde.
    • 2021: Indicato in arancione.
    • 2020: Indicato in marrone.
    • 2019: Indicato in magenta.
    • Anno con il Minimo Record (2012): Indicato con una linea marrone tratteggiata. Questo è spesso incluso per fornire un riferimento ad un anno particolarmente notevole per l’estensione del ghiaccio marino.
  4. Linea Mediana (Mediana del 1981 al 2010): Questa linea grigia scura mostra la mediana dell’estensione del ghiaccio marino dal 1981 al 2010. Questo periodo di 30 anni è spesso utilizzato come riferimento per i dati climatici per fornire una base di confronto.
  5. Aree Grigie (Intervalli Interquartile e Interdecile): Queste aree ombreggiate attorno alla linea mediana mostrano la variabilità dei dati del periodo dal 1981 al 2010. La banda più scura interna mostra l’intervallo interquartile (il 50% centrale dei punti dati), e la banda più chiara esterna mostra l’intervallo interdecile (il 80% centrale dei punti dati), fornendo una comprensione di come i dati attuali si confrontano con la variabilità storica. (Gli intervalli interquartile e interdecile sono due concetti statistici utilizzati per descrivere la dispersione dei dati in un insieme.
  6. Intervallo Interquartile (IQR): L’intervallo interquartile è la differenza tra il terzo quartile (Q3) e il primo quartile (Q1) in un insieme di dati. Questi quartili sono valori che dividono i dati in quattro parti uguali. Il primo quartile (Q1) è il valore al di sotto del quale si trova il 25% dei dati, mentre il terzo quartile (Q3) è il valore al di sotto del quale si trova il 75% dei dati. L’IQR fornisce quindi una misura della dispersione centrale dei dati e aiuta a identificare gli outlier. Gli outlier sono spesso definiti come valori che si trovano a più di 1,5 IQR sopra il terzo quartile o sotto il primo quartile.
  7. Intervallo Interdecile: L’intervallo interdecile, simile all’IQR, è la differenza tra il decile superiore (D9) e il decile inferiore (D1) in un insieme di dati. I decili sono valori che dividono l’insieme di dati in dieci parti uguali. Pertanto, D1 è il valore al di sotto del quale si trova il 10% dei dati e D9 è il valore al di sotto del quale si trova il 90% dei dati. Questo intervallo fornisce una misura più ampia della dispersione dei dati rispetto all’IQR e è meno influenzato dagli outlier rispetto a misure come l’intervallo di variazione.
  8. Entrambi questi intervalli sono utilizzati per comprendere meglio la distribuzione dei dati, in particolare per identificare la variabilità e la presenza di valori anomali. L’IQR è particolarmente popolare nelle analisi dei dati dove la resistenza agli outlier è importante, mentre l’intervallo interdecile può fornire una visione più ampia della distribuzione dei dati.

Il grafico è utilizzato per visualizzare e confrontare l’estensione del ghiaccio marino artico attraverso diversi anni, offrendo una visione delle tendenze e delle variazioni nel tempo. Nel contesto della ricerca climatica, tali dati sono fondamentali per comprendere gli impatti del riscaldamento globale sul ghiaccio polare. Il fatto che l’estensione del ghiaccio marino per ogni anno successivo sia inclusa fino all’anno corrente (2023) permette un’analisi per determinare se il ghiaccio marino si sta riprendendo o diminuendo nel tempo.

I dati provengono dall’Indice del Ghiaccio Marino e sono forniti dal National Snow and Ice Data Center (NSIDC), che è una fonte affidabile di dati sulla criosfera. Il grafico sarebbe particolarmente utile per scienziati del clima, politici, educatori e chiunque sia interessato allo stato degli ambienti polari della Terra.

  1. Condizioni Atmosferiche nel Contesto: “Le temperature dell’aria sopra l’Oceano Artico, a un livello di 925 millibar (circa 760 metri sopra la superficie), in novembre erano per lo più simili a quelle di ottobre, con temperature prevalentemente superiori alla media nell’arcipelago canadese, di circa 4 a 5 gradi Celsius (7 a 9 gradi Fahrenheit) (vedi Figura 2a). Anche a nord della Groenlandia e verso i mari di Laptev e Kara, nonché nelle regioni meridionali del Mare di Beaufort, si sono registrate temperature leggermente superiori alla media. Il Mare Siberiano Orientale ha registrato temperature vicine alla media o leggermente inferiori, mentre le temperature erano leggermente al di sotto della media sui mari di Barents e della Norvegia.”
  2. Circolazione Atmosferica a Novembre: “La circolazione atmosferica di novembre è stata caratterizzata da una pressione bassa abbastanza marcata centrata vicino al Polo Nord, con una forte bassa pressione che ha prevalso anche nell’Atlantico settentrionale, in Eurasia, nella Baia di Baffin e nel Nord America (vedi Figura 2b).”
  3. Confronto con gli Anni Precedenti – Novembre 2023: “La tendenza lineare decrescente nell’estensione del ghiaccio marino artico per il mese di novembre, nel corso dei 45 anni di registrazione satellitare, è di 50.600 chilometri quadrati (19.500 miglia quadrate) all’anno, ovvero del 4,7% per decennio rispetto alla media 1981-2010 (vedi Figura 3). Sulla base di questa tendenza, dal novembre 1979 si è verificata una perdita di ghiaccio di 2,28 milioni di chilometri quadrati (880.000 miglia quadrate), che corrisponde a circa 1,3 volte la grandezza dell’Alaska.”

La figura 2a rappresenta le anomalie della temperatura dell’aria nell’Artico al livello di pressione di 925 hPa (ettoscopascal) per il mese di novembre 2023. Le anomalie di temperatura sono le differenze rispetto alle medie di temperatura a lungo termine per il mese in questione.

In questo tipo di mappa, i colori caldi come il giallo e il rosso indicano temperature superiori alla media, mentre i colori freddi come il blu e il viola indicano temperature inferiori alla media. Questo significa che le aree colorate in giallo o rosso hanno sperimentato temperature più elevate rispetto al normale per il periodo di tempo specificato, mentre le aree colorate in blu o viola hanno avuto temperature più basse rispetto alla norma.

Queste mappe sono utili per visualizzare i cambiamenti climatici e le variazioni meteorologiche in una determinata regione. La scala a destra della mappa mostra l’intervallo delle anomalie di temperatura, misurate in gradi Celsius, e aiuta a quantificare quanto le temperature si discostano dalla media.

Il grafico è fornito dal NOAA Earth System Research Laboratory Physical Sciences Laboratory, che è parte del National Snow and Ice Data Center (NSIDC). Il laboratorio si occupa di ricerche fisiche relative ai sistemi terrestri, inclusi studi sull’atmosfera, il clima e i cicli dell’acqua.

La figura 2b mostra una mappa delle medie della pressione al livello del mare (Sea Level Pressure, SLP) nell’Artico per il mese di novembre 2023, espressa in millibar (mb). La pressione al livello del mare è un indicatore importante delle condizioni meteorologiche e viene utilizzata per identificare le aree di alta e bassa pressione.

Le linee curve sulla mappa, chiamate isobare, connettono punti di uguale pressione atmosferica. Queste linee aiutano a visualizzare la distribuzione della pressione attraverso l’area mappata. Generalmente, un’area di alta pressione è associata con tempo più stabile e cieli sereni, mentre un’area di bassa pressione è spesso correlata a condizioni meteorologiche più instabili, come pioggia o neve.

I colori sulla mappa indicano i livelli di pressione:

  • I colori caldi come il giallo e il rosso indicano aree di alta pressione.
  • I colori freddi come il blu e il viola indicano aree di bassa pressione.

Ad esempio, le zone colorate in giallo o rosso mostrano dove la pressione dell’aria è relativamente alta, mentre le zone colorate in blu o viola mostrano dove la pressione è relativamente bassa. Le aree con alta pressione possono essere associati a condizioni meteorologiche più calme, mentre le aree con bassa pressione possono portare a tempo più perturbato e nuvoloso.

La scala a destra della mappa indica il range di pressione misurata. In questa particolare mappa, la pressione varia da 1005 millibar nelle zone di bassa pressione (blu/viola) a 1035 millibar nelle zone di alta pressione (giallo/rosso).

Questa mappa è fornita dal NOAA Earth System Research Laboratory Physical Sciences Laboratory, una parte del National Snow and Ice Data Center (NSIDC), che si occupa di ricerche sui sistemi terrestri e fornisce dati e analisi importanti per la comprensione del clima e dei cambiamenti meteorologici.

La Figura 3 mostra un grafico a linee che rappresenta l’estensione media mensile del ghiaccio marino artico da novembre 1978 a novembre 2023. L’asse verticale (asse Y) misura l’estensione in milioni di chilometri quadrati, mentre l’asse orizzontale (asse X) rappresenta gli anni. La linea blu mostra la quantità di ghiaccio marino per ogni novembre durante questo periodo.

Il grafico mostra una tendenza al ribasso nell’estensione del ghiaccio marino, con un declino del 4,7 percento per decennio. Questo significa che, in media, ogni decennio c’è una riduzione del 4,7% nella superficie del ghiaccio marino artico in novembre. La tendenza al ribasso è rappresentata dalla linea nera, che è una linea di tendenza lineare che indica la diminuzione generale dell’estensione del ghiaccio nel tempo.

Il credito sotto il grafico è dato al National Snow and Ice Data Center, che è l’ente che ha fornito i dati per il grafico.

I Fiumi nel Cielo Rallentano la Crescita del Ghiaccio Invernale
Tra il 21 e il 28 novembre, una serie di tre cicloni extratropicali ha seguito una rotta comune dalla costa nord-orientale della Groenlandia, spostandosi verso est lungo i confini settentrionali dei mari di Barents, Kara e Laptev. Ogni tempesta, entrando nell’Oceano Artico, si è fusa con i suoi predecessori, generando un regime di venti ciclonici persistente (in senso antiorario). La prima e la terza tempesta sono emerse dalla regione della Bassa Islandese, percorrendo il lato est della Groenlandia, mentre la seconda è nata a nord della Groenlandia. In parallelo, si è sviluppato un centro di alta pressione sulla parte del mare di Barents non coperta da ghiaccio, che è diventato particolarmente forte tra il 26 e il 28 novembre.

Questa combinazione di una bassa pressione costante a nord e a ovest di Svalbard e un centro di alta pressione a sud-est ha creato un flusso costante e potente di aria calda e umida proveniente dal Nord Atlantico verso Svalbard, che poi si è diretta verso est lungo la zona marginale dei ghiacci. Questo fenomeno è interpretato come l’estensione di un fiume atmosferico nell’Artico. I fiumi atmosferici sono correnti lunghe e strette che trasportano grandi quantità di vapore acqueo. Secondo uno studio recente, questi fiumi contribuiscono alla perdita di ghiaccio trasportando nell’Artico aria calda e umida che può ostacolare la crescita del ghiaccio marino. Questo corrisponde alla pausa osservata nella crescita stagionale del ghiaccio a fine novembre.

Ma cosa sono gli “atmospheric rivers”?

Gli “atmospheric rivers” sono lunghi e stretti canali nell’atmosfera che trasportano grandi quantità di vapore acqueo. Spesso associati a eventi meteorologici estremi, questi “fiumi” nell’aria possono portare significative precipitazioni quando raggiungono una massa terrestre.

Ecco alcune caratteristiche chiave degli “atmospheric rivers”:

  1. Trasporto di Umidità: Agiscono come nastro trasportatore di umidità dall’equatore verso le latitudini più alte.
  2. Impatti sul Clima: Possono influenzare le condizioni meteorologiche, portando forti piogge o nevicate.
  3. Rilevanza per le Risorse Idriche: Possono essere una fonte importante di rifornimento idrico, specialmente in regioni come la California.
  4. Potenziale di Alluvioni: Possono anche causare alluvioni e frane a causa delle intense precipitazioni che apportano.
  5. Studio e Previsione: Sono oggetto di studio nell’ambito della meteorologia e della climatologia per comprendere e prevedere meglio i loro impatti.

Questi fenomeni sono diventati un focus di ricerca crescente a causa del loro impatto significativo sul clima e sulle condizioni meteorologiche in varie parti del mondo.

la figura 4a è un’immagine meteorologica che mostra il vapore acqueo precipitabile, ovvero la quantità di vapore acqueo nell’atmosfera che potrebbe condensarsi e precipitare come pioggia o neve. La data riportata è il 26 novembre 2023, e i dati provengono dal modello Global Forecast System (GFS) della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA).

Nella mappa, le diverse tonalità di colore rappresentano diversi livelli di vapore acqueo precipitabile. L’area beige lungo la costa orientale della Groenlandia e oltre, verso l’arcipelago di Svalbard a nord, indica un’elevata concentrazione di vapore acqueo, tra 10 e 20 kg per metro quadrato. Questo suggerisce la presenza di un fenomeno noto come “fiume atmosferico”, che è una banda lunga e relativamente stretta di umidità elevata nell’atmosfera. Questi fiumi sono importanti per il trasporto di calore e umidità dalle zone più calde vicino all’equatore verso le latitudini più alte, e possono portare a significative precipitazioni quando raggiungono aree montuose o incontrano fronti freddi.

Le regioni polari, come l’Artico, sono tipicamente secche, quindi la presenza di un fiume atmosferico è un evento notevole che può avere impatti significativi sul clima locale, come aumenti della temperatura e della precipitazione. Questi eventi sono oggetto di studio poiché possono influenzare i modelli meteorologici e climatici in queste regioni sensibili.

la figura 4b è una rappresentazione grafica che illustra la velocità del vento a 10 metri sopra la superficie terrestre come rilevato dal modello Global Forecast System (GFS) della NOAA, datato 26 novembre 2023. Le tonalità di blu e verde indicano zone di vento più intenso, variando da 15 a 30 nodi, che corrisponde a velocità da moderate a forti.

Questi venti intensi, provenienti da sud, si sovrappongono all’area segnalata dalla precedente figura 4a che mostrava un fiume atmosferico con alto contenuto di vapore acqueo. La corrispondenza geografica tra le due mappe suggerisce che questi venti meridionali potrebbero essere i motori che trasportano il fiume atmosferico, con la sua umidità significativa, verso l’interno dell’Oceano Artico.

Il termine “fiume atmosferico” come descritto sopra, si riferisce a una lunga e stretta zona nell’atmosfera che trasporta umidità dalle regioni tropicali verso le latitudini più elevate. Quando questi flussi di umidità incontrano aree di bassa pressione o catene montuose, possono condensarsi rapidamente e causare intensi eventi di precipitazione, come pioggia o neve, che possono avere impatti importanti sull’ambiente locale, inclusi eventi meteorologici estremi.

La mappa mostra quindi non solo l’intensità del vento ma anche la dinamica atmosferica significativa in gioco, che può portare a cambiamenti repentini nel tempo atmosferico, influenzando sia le condizioni a breve termine che le tendenze climatiche a lungo termine nelle regioni artiche.

Un Artico più Caldo e Umido
Lo strumento Atmospheric Infrared Sounder (AIRS) a bordo del satellite Aqua della NASA, attivo da 21 anni, raccoglie misurazioni globali della temperatura e dell’umidità terrestre due volte al giorno. Esaminando questi dati nell’Artico dal 2003 al 2022, si è notato che, in particolare nei mesi autunnali (settembre, ottobre, novembre), la temperatura dell’aria vicino alla superficie e l’umidità specifica sono aumentate rispettivamente di 1,78 Kelvin e 0,26 grammi di vapore acqueo per chilogrammo d’aria dal 2003 (colonna A). Questo aumento di calore e umidità è diffuso sull’intero Oceano Artico, con un’incidenza maggiore nelle zone di perdita di ghiaccio marino. Tuttavia, nei primi 10 anni registrati (colonna B), la perdita di ghiaccio marino è stata quasi tre volte superiore rispetto agli ultimi 10 anni (colonna C). La rapida diminuzione della copertura di ghiaccio nel primo decennio ha accelerato il riscaldamento, che è stato più di 3,5 volte superiore rispetto all’ultimo decennio. Nel primo periodo, riscaldamento e umidificazione erano diffusi sull’intero Oceano Artico, ma nell’ultimo decennio questi fenomeni si sono concentrati in aree più ristrette con perdita di ghiaccio. Quindi, anche se negli ultimi 20 anni l’Artico è diventato più caldo e umido, questa tendenza è stata principalmente guidata dalla rapida perdita di ghiaccio marino nei primi 10 anni del periodo osservato.

La figura in questione illustra due insiemi di mappe, ognuna delle quali esamina due parametri climatici chiave nell’Artico durante i mesi autunnali: temperatura dell’aria di superficie e umidità specifica.

Riga superiore (Temperature dell’aria di superficie):

  • Colonna (a): Mostra il trend della temperatura dell’aria di superficie nell’Artico per l’intero periodo di studio, che va dal 2003 al 2022. I colori più intensi indicano una variazione più significativa rispetto alle medie a lungo termine, con i toni di rosso che suggeriscono un aumento delle temperature.
  • Colonna (b): Focalizza l’attenzione sulla prima decade del periodo di studio, dal 2003 al 2012, consentendo di osservare come i trend di temperatura si siano manifestati nella fase iniziale del periodo osservato.
  • Colonna (c): Rappresenta la seconda decade, dal 2013 al 2022, evidenziando eventuali cambiamenti o accelerazioni nei trend di temperatura rispetto alla prima decade.

Riga inferiore (Umidità specifica):

  • Colonna (a): Analogamente alla fila superiore, questa mappa traccia il trend dell’umidità specifica nell’Artico per il periodo 2003-2022. L’umidità specifica è una misura della quantità di vapore acqueo presente nell’aria, e le variazioni di colore qui indicano come questa umidità sia cambiata nel tempo.
  • Colonna (b): Questa mappa mostra il trend dell’umidità specifica durante i primi dieci anni del periodo di studio, permettendo confronti diretti con i cambiamenti di temperatura nello stesso intervallo temporale.
  • Colonna (c): Completa l’analisi con i dati dell’ultima decade, dal 2013 al 2022, mostrando i cambiamenti nell’umidità specifica e come questi possano corrispondere o differire dai trend di temperatura osservati.

In sintesi, queste mappe sono una rappresentazione visiva dell’evoluzione del clima artico nell’arco di due decenni, suddivisa in due periodi di dieci anni per permettere un’analisi comparativa. I trend di temperatura e umidità sono cruciali per comprendere le dinamiche del cambiamento climatico in questa regione sensibile. I colori e i valori numerici sulla mappa indicano la direzione e la grandezza dei cambiamenti annuali in questi parametri climatici, con particolare attenzione alle differenze tra le due decadi.

Antarctic sea ice: race to the bottom

Gara verso il fondo nel ghiaccio marino antartico: La diminuzione dell’estensione del ghiaccio marino antartico si è interrotta per alcuni giorni intorno al 9 novembre, permettendo di superare le estensioni giornaliere di novembre 2016 per la maggior parte del mese. Questo ha reso l’estensione di quest’anno la seconda più bassa nei 45 anni di registrazioni. È stata la prima volta dal maggio scorso che l’estensione del 2023 non ha registrato il valore più basso ogni giorno. Tuttavia, la diminuzione stagionale ha ripreso il suo corso, seguendo da vicino i record minimi giornalieri del 2016, rimanendo leggermente al di sopra ma vicina ai valori giornalieri del 2016 (come mostrato in Figura 6a). Alla fine del mese, l’estensione del ghiaccio è rimasta significativamente bassa nei Mari di Weddell, Cosmonaut e Ross, ma era al di sopra della media del periodo 1981-2010 nei Mari di Bellingshausen e Amundsen. Condizioni insolitamente calde nel Mare di Weddell orientale e forti venti offshore nella zona della Terra della Regina Maud hanno provocato il ritiro del ghiaccio lungo quella costa, creando una grande polynya costiera in quella zona (come illustrato in Figura 6b).

Il grafico mostra l’estensione del ghiaccio marino antartico al 4 dicembre 2023, confrontandolo con i dati giornalieri dell’estensione del ghiaccio marino per gli anni 2016 e 2022, che è il secondo anno con l’estensione più bassa registrata. Ecco come interpretare i diversi elementi del grafico:

  • Linea blu (2023): Questa linea rappresenta l’estensione del ghiaccio marino antartico per ogni giorno del 2023 fino al 4 dicembre. Puoi vedere come varia nel corso dell’anno.
  • Linea tratteggiata rossa (2022): Questa linea rappresenta l’estensione del ghiaccio marino per il 2022. È visibile che l’estensione era generalmente inferiore rispetto al range storico.
  • Linea grigia scura (2016): La linea scura mostra l’estensione del ghiaccio per il 2016, che era in quel momento il secondo anno più basso per l’estensione del ghiaccio marino.
  • Linea grigia (mediana 1981-2010): Questa linea rappresenta la mediana dell’estensione del ghiaccio marino, basata sui dati dal 1981 al 2010. Serve come punto di riferimento per vedere se l’estensione del ghiaccio è al di sopra o al di sotto della mediana in un determinato giorno dell’anno.
  • Aree grigie (range interquartile e interdecile): Le aree grigie attorno alla linea mediana rappresentano il range interquartile (l’area più scura, che racchiude il 50% centrale dei dati) e il range interdecile (l’area più chiara, che racchiude il 90% dei dati). Questi intervalli forniscono una misura della variabilità o della dispersione dei dati attorno alla mediana.

L’estensione del ghiaccio marino è misurata in milioni di chilometri quadrati e l’asse delle ordinate (verticale) mostra questa misura da 0 a 22,5 milioni di chilometri quadrati. L’asse delle ascisse (orizzontale) rappresenta i giorni dell’anno, dal 1 gennaio al 31 dicembre.

Dai dati, possiamo osservare che l’estensione del ghiaccio marino varia stagionalmente, raggiungendo il picco massimo tipicamente intorno a settembre-ottobre e il minimo in febbraio-marzo, riflettendo il ciclo naturale di fusione e rifreezing del ghiaccio marino nell’Antartico. Il 2023 sembra seguire un andamento simile a quello della mediana storica, con l’estensione del ghiaccio marino leggermente inferiore verso la fine dell’anno.  Sea Ice Index

La figura rappresenta una mappa delle anomalie di temperatura dell’aria sull’Antartide a livello di 925 hPa (ettapascal, una unità di misura della pressione) per il mese di novembre 2023. Le anomalie di temperatura sono la differenza tra la temperatura osservata e la media di lungo termine per quel mese. La mappa utilizza una proiezione polare centrata sull’Antartico.

  • Le aree in giallo e rosso indicano temperature superiori alla media.
  • Le aree in blu e viola indicano temperature inferiori alla media.

La scala a destra fornisce una legenda quantitativa delle anomalie di temperatura, misurate in gradi Celsius. Ad esempio, un valore di +2 sulla scala indica che la temperatura è di due gradi Celsius superiore alla media in quella specifica area. Allo stesso modo, un valore di -2 indica una temperatura di due gradi Celsius inferiore alla media.

Questa mappa può essere utilizzata dai climatologi per valutare come le temperature dell’aria sull’Antartide si discostano dalla media storica, indicando variazioni climatiche nella regione per quel mese. Le informazioni sono fornite dal NSIDC (National Snow and Ice Data Center) con il supporto del NOAA Earth System Research Laboratory Physical Sciences Laboratory.

Further reading

Boisvert, L., C. Parker, and E. Valkonen. 2023. A warmer and wetter Arctic: Insights from a 20-years AIRS record. Journal of Geophysical Research: Atmospheres, 128, e2023JD038793. doi:10.1029/2023JD038793.

Fritts, R. 2023. Rivers in the sky are hindering winter Arctic sea ice recoveryEos,104,13 March 2023. doi:10.1029/2023EO230098.

Zhang, P., G. Chen, M. Ting, and et al. 2023. More frequent atmospheric rivers slow the seasonal recovery of Arctic sea ice. Nature Climate Change, 13, 266–273. doi:10.1038/s41558-023-01599-3.

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