National Snow and Ice Data Center – GENNAIO 2022

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Il mese di gennaio è iniziato con un’estensione del ghiaccio marino inferiore alla media, ma alla fine del mese l’estensione a registrato un aumento , risultando in tal modo la 16° estensione più bassa registrata  nei 43 anni di registrazioni satellitari. L estensione si è collocata al di sopra di quella registrata in tutti gli anni a partire dal 2009, con l’eccezione del 2013 e del 2014.Ciò mostra la grande variabilità naturale a cui è soggetto il ghiaccio marino. Tuttavia, l’estensione del ghiaccio nel periodo invernale è un cattivo indicatore di come sarà l’estensione del ghiaccio il prossimo settembre.

In base ai dati del National Snow and Ice Data Center (NSIDC),l’estensione del ghiaccio artico nel mese di gennaio 2022 è stata mediamente pari a 13,88 milioni di chilometri quadrati (5,36 milioni di miglia quadrate), risultando la 16° estensione più bassa registrata  nei 43 anni di registrazioni satellitari. L’estensione è stata di 540.000 chilometri quadrati (208.000 miglia quadrate) inferiore alla media di lungo periodo (1981-2010). Per la maggior parte del mese di gennaio, l’estensione è rimasta all’interno dell’intervallo interdecile dei dati satellitari, scendendo sotto l’intervallo interdecile il 26 gennaio (Figura 1b). A livello regionale, l’estensione del ghiaccio marino è stata superiore alla media nel Mare di Bering, ma inferiore alla media nel Mare di Okhotsk e nel Mare di Barents. L’estensione è rimasta inferiore alla media anche nel Golfo di San Lorenzo. Alla fine del mese, l’estensione del ghiaccio marino è risultata superiore a tutti gli anni dal 2009, ad eccezione del 2013 e del 2014.

La figura 1 mostra l’estensione del ghiaccio marino artico per il mese di gennaio 2022 che stata di  13,88 milioni di chilometri quadrati (5,36 milioni di miglia quadrate)  . La linea magenta mostra l’estensione media registrata nel periodo 1981-2010 per il mese di gennaio.

Sea Ice Index data. About the data Credit: National Snow and Ice Data Center

l estensione della banchisa artica viene monitorata tramite osservazioni satellitari .Satelliti che utilizzano particolari sensori. Di seguito una breve descrizione.

Con il termine sensore si intende un dispositivo elettronico in grado di rilevare l’energia elettromagnetica proveniente da una scena e di convertirla in informazione, registrandola e memorizzandola sotto forma di segnale elettrico. Una prima e fondamentale classificazione nell’ambito delle differenti modalità di Telerilevamento può essere fatta in base alle funzionalità del sensore utilizzato per la misura della radiazione elettromagnetica. Si distinguono, pertanto, le due seguenti tipologie di Telerilevamento:

  1. Telerilevamento passivo: il sensore è deputato al solo ricevimento della radiazione elettromagnetica emessa o riflessa dall’oggetto che si sta analizzando
  2. Telerilevamento attivo: il sensore emette la radiazione elettromagnetica e ne rileva, quindi, anche la frazione che viene riflessa dagli oggetti posti sulla superficie terrestre.

Sulla base di questa distinzione è analogamente possibile classificare i sensori per il Telerilevamento in attivi e passivi.
I sensori passivi, sono strumenti che rilevano la radiazione elettromagnetica riflessa, od emessa naturalmente, dagli oggetti in esame situati sulla superficie terrestre utilizzando fonti naturali, come, ad esempio, il Sole. I sistemi per il Telerilevamento passivo sono di due categorie
:
i sensori che operano nel visibile e nell’infrarosso vicino e medio, i quali raccolgono la radiazione elettromagnetica emessa dal Sole e riflessa dalla superficie terrestre.
i sensori che operano principalmente nell’infrarosso termico, i quali raccolgono le radiazioni emesse direttamente dalla superficie terrestre.
La misura dell’energia riflessa può avvenire solo quando il Sole illumina l’oggetto in osservazione e pertanto non di notte; la rilevazione dell’energia emessa, come nel caso dei sensori operanti nell’infrarosso termico, può essere invece effettuata sia di giorno che di notte. I sensori attivi, invece, rilevano la radiazione elettromagnetica riflessa da un oggetto irradiato da una fonte di energia generata artificialmente da loro stessi. La radiazione emessa raggiunge l’oggetto in osservazione e la sua frazione riflessa viene rilevata e misurata dal sensore, a seguito dell’interazione
con la superficie. I sistemi per il telerilevamento attivo si dividono in sistemi a scattering, quali il lidar, che operano nel visibile e nell’infrarosso, ed in sistemi radar che operano nel range delle microonde. Tra i principali vantaggi offerti dai sensori attivi vi è la possibilità di effettuare misure ad ogni ora del giorno e della notte e, nel caso dei radar, anche in ogni condizione meteorologica
.

La figura 2a mostra l’estensione del ghiaccio marino artico al 2 febbraio 2022, insieme ai dati giornalieri sull’estensione del ghiaccio relativi ai quattro anni precedenti e a quelli del 2012 anno del minimo storico. Il 2021 e il 2022 sono mostrati con la linea blu, il 2020-2021 in verde, il 2019-2020 in arancione, il 2018-2019 in marrone, il 2017-2018 in magenta e il 2012-2013 in marrone tratteggiato .La mediana dal 1981 al 2010 è indicata in grigio scuro. Le aree grigie intorno alla linea mediana mostrano gli intervalli interquartile e interdecile dei dati.

Sea Ice Index data. Credit: National Snow and Ice Data Center

Le temperature dell’aria alla quota di 925 millibar sono state superiori alla media su tutto l’Oceano Artico. Le temperature sono state fino a 7 gradi Celsius (13 gradi Fahrenheit) superiori alla media nella parte settentrionale dell’arcipelago canadese, con deviazioni più modeste in altre aree (Figura 2a).Il corrispondente modello di pressione al livello del mare riscontrato nel mese di gennaio 2022 presentava la caratteristica regione di alta pressione siberiana che tipicamente si forma sulla Siberia orientale in autunno e in inverno. Tuttavia, la pressione al livello del mare è stata fino a 8 millibar sopra la media sulla Siberia orientale.Area che si è estesa verso il Mare di Bering e l’Alaska occidentale (Figura 2b).Nello stesso tempo, pressioni inferiori alla media hanno interessato l ‘Eurasia e la Baia di Hudson.Generalmente, quando l’alta siberiana è forte, l’avvezione di aria calda dall’Europa orientale porta a condizioni miti sui mari di Kara e Laptev.la zona di alta pressione sopra la Siberia è stata inoltre abbinata a una bassa pressione situata a sud delle Aleutine. Questo modello ha portato venti che hanno trasportato aria fredda. Ciò ha migliorato il congelamento nel Mare di Bering e nello stesso tempo hanno favorito la deriva del ghiaccio verso sud, favorendo in tal modo una maggiore estensione nel Mare di Bering.

Figura 2b. Questo grafico mostra lo scostamento dalla temperatura media dell’aria nell’Artico al livello 925 hPa, espresso in gradi Celsius, per il mese di gennaio 2022. I colori giallo e rosso indicano temperature superiori alla media; il blu e il viola indicano temperature inferiori alla media. Credito: NSIDC per gentile concessione del NOAA Earth System Research Laboratory Physical Sciences Laboratory

Figura 2c. Questo grafico mostra la pressione media a livello del mare nell’Artico espressa in millibar per il mese di gennaio 2022. I colori giallo e rosso indicano una pressione atmosferica elevata; il blu e il viola indicano una pressione bassa. Credito: NSIDC per gentile concessione del NOAA Earth System Research Laboratory Physical Sciences Laboratory

L estensione della banchisa nel mese di gennaio si è ridotta del 3% per decennio, rispetto alla media del 1981-2010, nel corso dei 44 anni di registrazioni satellitari, per un totale di 42.800 chilometri quadrati (16.500 miglia quadrate) all’anno. Sulla base della tendenza lineare, dal 1979, gennaio ha visto una perdita di 1,86 milioni di chilometri quadrati (718.000 miglia quadrate). Questo equivale a circa quattro volte la superficie della California.

Il trasporto Oceanico del Calore del nord atlantico e i suoi effetti sul ghiaccio del Mare di Barents

Il flusso di acqua calda proveniente dall’Atlantico e diretto verso nord lungo la costa della Norvegia è una fonte primaria di calore oceanico per l’Oceano Artico (Figura 4a). Durante i periodi in cui c’è un maggiore trasporto di acqua atlantica, si riduce il ghiaccio marino invernale nel nord del Mare di Barents e aumenta la perdita di calore oceanico, portando ad un’acqua più densa. Il flusso verso nord dell’acqua atlantica in direzione dell’Artico è stato elevato negli ultimi decenni. Secondo i colleghi dell’Istituto Geofisico di Bergen, Norvegia, il trasporto di calore oceanico verso l’Oceano Artico è del 30% più alto oggi rispetto al 1900.Tuttavia, su un periodo di tempo più breve, non c’è una tendenza chiara nel flusso di acqua calda nel periodo tra il 1995 e il 2020. Il trasporto annuale totale di calore oceanico, una combinazione tra il volume d’acqua e la temperatura di quell’acqua, ha iniziato a diminuire dopo il 2015 (Figura 4b). Tuttavia, mentre il volume dell’acqua atlantica attraverso il varco del Mare di Barents ha iniziato a diminuire nel 2015, la Norvegia settentrionale ha sperimentato diverse forti tempeste provenienti da sud, che potrebbero aver rotto la copertura di ghiaccio o averle impedito di avanzare verso sud. I cambiamenti guidati dal vento nel movimento verso nord dell’acqua atlantica sono probabilmente il risultato della variabilità naturale del clima, compresi sia i cambiamenti della circolazione oceanica a monte che i modelli di circolazione atmosferica su larga scala come l’Oscillazione artica; tuttavia, alcuni ricercatori pensano che la perdita di ghiaccio marino nell’Artico possa anche influenzare i modelli di vento.

Figura 4a. La mappa di sinistra del Mar Glaciale Artico mostra la simulazione del trasporto medio del volume d’acqua in Sverdrups (Sv: uguale a un milione di metri cubi al secondo, o circa 260 milioni di galloni al secondo). La mappa di destra mostra la perdita di calore in terawatt (TW; pari a un trilione di watt) per le singole regioni. I valori mostrati sono valori medi annuali dal 1900 al 2000.

Figura 4b. Le temperature medie annuali dell’oceano nello strato compreso tra 50 e 200 metri di profondità (164 e 656 piedi) dal 1977 al 2020, le quali mostrano la variazione del calore dell’oceano nel Mare di Barents occidentale

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